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Amnesty International ha sollecitato le autorità libiche del Consiglio nazionale di transizione a prendere misure per assicurare che la popolazione di Kufra, nel sud-est della Libia, sia protetta dal fuoco incrociato delle milizie e riceva immediata assistenza medica.
Gli scontri, tra i libici neri dell’etnia tabu e la comunità araba, sono iniziati venerdì 20 aprile dopo che un tabu era stato ucciso da sconosciuti e hanno provocato almeno 10 morti e 30 feriti.
Secondo quanto riferito ad Amnesty International dagli abitanti di Kufra, i miliziani arabi hanno attaccato il quartiere di Qurdufai con mortai e artiglieria anti-aerea. Una clinica improvvisata nel quartiere ha ricoverato almeno otto donne e 10 bambini, colpiti da schegge e proiettili. Amnesty International teme che gli ospedali locali non siano in grado di accogliere tutti i feriti e ha chiesto alle autorità centrali di garantire soccorsi e cure a tutti, senza discriminazione, evacuando i feriti più gravi. Molti tabu starebbero evitando di farsi curare nell’ospedale centrale di Kufra, per timore di rappresaglie da parte delle milizie arabe.
Già nel mese di febbraio, gli scontri tra le milizie avevano provocato oltre 100 morti, prima di una provvisoria riconciliazione mediata dall’esercito nazionale. Altri scontri tra milizie, a marzo, avevano causato oltre 150 morti e più di 350 feriti.
Durante il regime di Muammar Gheddafi, la comunità tabu aveva subito politiche discriminatorie. Molti suoi appartenenti erano stati arrestati e imprigionati arbitrariamente e si erano visti rifiutare il rinnovo dei documenti d’identità e della patente di guida. Molte famiglie avevano subito sgomberi forzati.
Le comunità arabe della zona, a loro volta, accusano i tabu originari di altri paesi, come Ciad e Sudan, di essere coinvolti negli affari interni del paese e di aver preso parte agli scontri.