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In una lettera al nuovo Governo di unità nazionale della Libia, finora rimasta senza risposta, Amnesty International ha chiesto che sia data priorità alla crisi dei diritti umani, sia spezzato il circolo dell’impunità e sia ripristinato lo stato di diritto.
Tra le specifiche priorità individuate da Amnesty International per il Governo di unità nazionale, che da marzo sta affrontando enormi sfide per riunificare le istituzioni profondamente divise da dieci anni di conflitto e da ingerenze di stati esteri quali Turchia, Russia ed Emirati Arabi Uniti, vi è anche quella di riprendere il controllo delle milizie e dei gruppi armati, responsabili di sequestri di persona, detenzioni arbitrarie, torture, sparizioni forzate, sfollamenti, saccheggi e altri crimini.
“Dalla fine del regime repressivo di Mu’ammar Gheddafi, durato 42 anni, l’assenza di legge e il conflitto hanno tormentato la vita della popolazione libica, alla mercé quotidiana di milizie e gruppi armati rivaleggianti tra loro che hanno commesso crimini di guerra nella totale impunità. L’avvento del Governo di unità nazionale rappresenta un’enorme opportunità per porre i diritti umani al centro di una nuova agenda politica e porre termine a un decennio di bagni di sangue, caos e violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vicedirettrice per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
Amnesty International ha tuttavia individuato già uno scenario preoccupante, consistente nell’annuncio da parte delle nuove autorità libiche di una possibile amnistia per i comandanti delle milizie e dei gruppi armati.
“Le amnistie per i crimini di guerre e per altri crimini di diritto internazionale non fanno altro che rafforzare il potere di tali attori e il loro controllo su uno stato. Anche l’ipotesi di integrare membri di milizie e gruppi armati nelle forze di sicurezza nazionali dev’essere esaminata con prudenza e occorre vagliare le singole posizioni al fine di rimuovere da posizioni di potere chiunque sia ragionevolmente sospettato di aver commesso tali crimini e consentire indagini e processi”, ha commentato Eltahawy.
Queste sono le nove richieste contenute nella lettera inviata da Amnesty International al Governo di unità nazionale:
1.Riprendere il controllo delle milizie e dei gruppi armati e lottare contro l’impunità
2.Cooperare con i meccanismi delle Nazioni Unite, tra cui la Missione di accertamento dei fatti istituita per indagare sulle violazioni dei diritti umani
3.Porre fine alle detenzioni arbitrarie, alle sparizioni forzate, alla tortura e ai processi iniqui
4.Rispettare e proteggere i diritti alle libertà di espressione, associazione e manifestazione pacifica
5.Proteggere i diritti dei migranti e dei rifugiati
6.Adottare misure per favorire il rientro degli sfollati
7.Combattere contro ogni forma di violenza sessuale e di violenza e discriminazione basate sul genere
8.Prendere provvedimenti per assicurare l’accesso a cure mediche adeguate a tutte e a tutti
9.Fare passi avanti in direzione dell’abolizione della pena di morte
Anche la comunità internazionale – ha sottolineato Amnesty International – deve giocare un ruolo importante in questa fase: ad esempio rispettando e facendo rispettare l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi, assicurando il ritiro di tutti i combattenti stranieri ancora presenti in Libia e lavorando in favore dell’individuazione delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani, attraverso il Tribunale penale internazionale e la Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite.