Libia: scrittore auspica manifestazioni, arrestato

9 Febbraio 2011

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Jamal  al-Hajji, ex prigioniero di coscienza adottato da Amnesty International di nazionalità libica e danese, è stato arrestato il 1° febbraio a Tripoli da agenti in borghese col pretesto di un’infrazione al codice della strada. Nei giorni precedenti aveva sollecitato, attraverso Internet, una mobilitazione per chiedere maggiori libertà, sul modello delle proteste di massa della Tunisia e dell’Egitto.

Jamal al-Hajji è stato arrestato per aver investito un pedone. Peraltro, il presunto investito non aveva alcun segno di ferite e, particolare ugualmente sospetto, gli agenti che hanno eseguito l’arresto erano in borghese, segno di appartenenza ai Servizi per la sicurezza interna (Ssi), che normalmente operano senza divisa quando devono arrestare presunti oppositori politici.

Il 3 febbraio, Jamal al-Hajji è comparso di fronte al procuratore generale di Tripoli, che lo ha incriminato per aver ferito una persona mentre era al volante e ha disposto il prolungamento della sua detenzione di altri sei giorni, da trascorrere alla prigione di Jdaida.

Jamal al-Hajji, di professione contabile, è autore di diversi articoli relativi a questioni politiche e alla situazione dei diritti umani in Libia, in gran parte pubblicati su siti Internet fuori dal paese. Dopo aver scontato due anni di carcere, dal marzo 2007 al marzo 2009, era stato nuovamente condannato per ‘insulto all’autorità giudiziaria’, avendo denunciato i maltrattamenti subiti in carcere. Dal suo ultimo rilascio, avvenuto il 14 aprile 2010, aveva ripreso a chiedere più ampie libertà nel paese.

Il governo libico esercita un ferreo controllo sulla libertà di espressione e sui diritti alla libertà di associazione e di assemblea pacifica. La legge 71 del 1972 vieta ogni attività di gruppo che si basi su un’ideologia ritenuta contraria ai principi della ‘rivoluzione di al-Fateh’ del 1 settembre 1969, che portò al potere l’attuale leader Mu’ammar al-Gaddafi, oltre 40 anni fa.

Varie disposizioni del codice penale limitano la libertà di espressione e vengono usate contro coloro che esprimono dissenso o sono ritenuti critici od oppositori rispetto all’attuale sistema politico.

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