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Amnesty International ha oggi confermato le denunce riguardanti l’uso di mine anticarro nel porto di Misurata ad opera delle forze fedeli al colonnello Gheddafi, un ulteriore esempio di attacchi indiscriminati che si susseguono contro la città libica.
L’ultimo attacco contro l’area portuale ha causato l’incendio di diversi depositi di carburante, privando la città dell’energia indispensabile per far funzionare gli ospedali e altri sevizi essenziali.
‘L’uso delle mine anticarro contro il porto di Misurata è un’altra prova della determinazione del regime libico di isolare gli abitanti dal mondo esterno e negare loro gli aiuti umanitari di cui hanno disperatamente bisogno‘ – ha dichiarato Donatella Rovera di Amnesty International.
Secondo quanto verificato da Amnesty International, le mine vengono trasportate da missili di 122 millimetri di fabbricazione cinese che esplodono in volo scaricando otto mine anticarro ciascuno (tipo 84, modello A) su un territorio ampio.
Ogni mina è dotata di un paracadute che attiva il sistema dell’ordigno e ne regola la discesa al suolo. I missili, che hanno una gittata di numerosi chilometri, partono da lanciamissili mobili, ognuno dei quali ha in dotazione 24 missili.
‘Questi attacchi costituiscono una minaccia costante per la popolazione civile. I missili non possono essere diretti verso obiettivi precisi, il loro carico di mine si sparge su un’area vasta e le mine in quanto tali non possono distinguere tra obiettivi civili e veicoli militari‘ – ha sottolineato Rovera.
Per la seconda volta nello spazio di una settimana, le forze leali al colonnello Gheddafi hanno usato le mine per attaccare il porto di Misurata. Il 29 aprile hanno minato le acque a due-tre chilometri dalla costa e nelle vicinanze del porto, proseguendo contemporaneamente a lanciare missili e altre munizioni dalle loro postazioni intorno alla città.
‘Questi attacchi sistematici nei confronti di Misurata, che impediscono l’afflusso di aiuti umanitari e l’evacuazione dei malati e dei feriti, non sono niente di meno che una punizione collettiva contro la popolazione della città‘ – ha denunciato Rovera.
‘I dirigenti del regime libico lungo l’intera catena di comando devono sapere che chi si rende responsabile di attacchi indiscriminati e punizioni collettive un giorno potrà dover rispondere di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Devono immediatamente cessare queste azioni e consentire che gli aiuti umanitari necessari ai bisogni della popolazione di Misurata raggiungano la città‘ – ha proseguito Rovera.
La protezione della popolazione civile libica, per cui si è impegnata la comunità internazionale, deve includere la protezione dalle punizioni collettive. La comunità internazionale deve raddoppiare gli sforzi per porre fine alla pioggia di missili e altri esplosivi a Misurata e per garantire percorsi sicuri da e per la città, sia per le persone che per le forniture umanitarie.