Come la “linea rossa” di Pechino è stata applicata a Hong Kong. Un’analisi di Amnesty International

24 Settembre 2019

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Amnesty International ha diffuso oggi una dettagliata analisi sulla continua influenza delle politiche e della retorica della “sicurezza nazionale” di Pechino su Hong Kong, descrivendo la proposta Legge sull’estradizione, poi ritirata, come l’ultima manifestazione della crescente erosione dei diritti umani nel territorio tornato sotto sovranità cinese nel 1997.

Il crescendo di censure, intimidazioni e processi è culminato nella sempre più massiccia limitazione dei diritti alla libertà di espressione, associazione e manifestazione pacifica dell’estate del 2019.

L’erosione dei diritti e delle libertà a Hong Kong è iniziata molto prima dell’annuncio della Legge sull’estradizione. Le autorità cinesi, in tandem con la leadership locale, da anni si fanno beffe dello statuto speciale che Hong Kong dovrebbe mantenere riguardo alla protezione dei diritti umani”, ha dichiarato Joshua Rosenzweig, direttore dell’ufficio regionale di Amnesty International per l’Asia orientale.

La vergognosa risposta della polizia alle proteste contro la Legge sull’estradizione ha alimentato i timori che Hong Kong possa scivolare nel clima repressivo della madrepatria. Sollecitiamo le autorità di Hong Kong a prestare ascolto alle richieste di milioni di manifestanti e a proteggere il loro diritto alla libertà di riunione pacifica, secondo quanto previsto dalla legislazione locale e dal diritto internazionale. Ordinare un’indagine indipendente ed efficace sul comportamento della polizia sarebbe un primo passo importante”.

L’analisi di Amnesty International, basata su interviste ad attivisti, giornalisti, studenti, accademici, operatori di Ong e parlamentari, illustra come le autorità di Hong Kong – seguendo le indicazioni di Pechino – abbiamo applicato politiche sempre più repressive a partire dalle proteste del 2014 del Movimento degli ombrelli.

Da allora, i diritti alla libertà di espressione e associazione sono finiti sotto attacco e oltre 100 persone sono state perseguitate a causa del loro attivismo politico. La polizia ha usato il pugno di ferro contro i manifestanti ma non ha fatto nulla per proteggerli contro la violenza di altri soggetti. Le autorità hanno abusato di leggi e regolamenti per accanirsi contro soggetti e gruppi accusati di aver superato la “linea rossa” di Pechino, proclamata nel 2017 dal presidente cinese Xi Jinping per scongiurare “ogni tentativo” di minacciare la sovranità e la sicurezza della Cina, sfidare il potere del governo cinese o usare Hong Kong per infiltrarsi e compiere azioni di sabotaggio contro la madrepatria”.

Le autorità cinesi hanno sempre più spesso considerato qualsiasi ordinario esercizio dei diritti umani come un superamento della “linea rossa”, applicando la definizione onnicomprensiva e vaga di “sicurezza nazionale”, che già stava producendo effetti devastanti in Cina, anche nei confronti di giornalisti, persone e voci critiche di Hong Kong.

Molte persone incontrate da Amnesty International hanno denunciato di essere stati presi di mira dalle autorità di Hong Kong e di Pechino per aver chiesto in modo del tutto pacifico il rispetto dei diritti umani e della democrazia.

Un giornalista ha raccontato di aver ricevuto telefonate settimanali da funzionari del governo cinese che lo invitavano a rinunciare a usare toni critici nei confronti del presidente Xi e a non parlare di questioni come l’indipendenza di Taiwan. Operatori di Ong hanno riferito di ripetute minacce da entrambi i governi e di essere stati spinti a rinunciare a delle attività per non vedersi congelati i fondi.

Il fatto che le forze di polizia non siano chiamate a rendere conto della violenza impiegata durante le manifestazioni è un’altra ragione di preoccupazione.

Denunciare la polizia non serve a niente. Il tasso di successo delle denunce è quasi pari a zero”, ha commentato un attivista picchiato nel corso di una protesta del 2014.

Durante le recenti proteste contro la proposta Legge di estradizione, poi ritirata il 4 settembre, Amnesty International ha denunciato ripetuti episodi di uso della forza eccessiva e non necessaria da parte della polizia, in violazione delle norme e degli standard del diritto internazionale.

L’organizzazione per i diritti umani continua a sollecitare le autorità di Hong Kong a indagare in modo indipendente ed esaustivo sulle denunce di uso inappropriato della forza e altre violenze da parte della polizia e a cessare di avviare procedimenti giudiziari motivati politicamente contro persone che hanno manifestato pacificamente.

Amnesty International chiede inoltre alle autorità di Hong Kong di impegnarsi a proteggere, rispettare e realizzare i diritti alla libertà di espressione, di associazione e di manifestazione pacifica eliminando ogni restrizione arbitraria a tali diritti con la scusa della “sicurezza nazionale”.

Per i milioni di persone che sono scese in strada quest’estate, la Legge sull’estradizione è stata solo la punta dell’iceberg dell’assalto di Pechino ai loro diritti umani. Le autorità devono dimostrare che intendono proteggere i diritti umani a Hong Kong, anche se ciò dovesse significare opporsi alla ‘linea rossa’ di Pechino”, ha concluso Rosenzweig.