Morire per protesta: la disperazione di Liu Xia

5 Giugno 2018

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Morirò nella mia casa. Xiaobo se ne è andato, e non c’è più nulla al mondo per me ora. È più facile morire che vivere, usare la mia morte per oppormi non potrebbe essere più semplice per me“.

Poche parole strozzate dal pianto che arrivano da Liu Xia, moglie del defunto premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo – morto in carcere senza assistenza a luglio del 2017 – all’amico Liao Yiwu, scrittore in esilio in Germania, che ne ha pubblicato un resoconto e un frammento registrato su ChinaChange.org.

Liu Xia vive agli arresti domiciliari nella sua casa di Pechino dal 2010.

Non può mantenersi economicamente, non può usare internet, o altri mezzi di comunicazione. Non può ricevere visitatori o scegliere un medico curante.

Liu Xia soffre di forte stress psicologico, ansia e depressione.

Il suo unico crimine è quello di non essersi arresa: ha sempre tentato di liberare suo marito, Liu Xiaobo, illegalmente detenuto.

Artista, poetessa e difensora dei diritti umani, Liu Xia è stata posta agli arresti domiciliari illegali e sotto pesante sorveglianza, oltre a esser maltrattata dalle autorità cinesi, dal momento in cui a suo marito Liu Xiaobo è stato assegnato il premio Nobel per la pace nel 2010.

Soprattutto ora che il marito è morto, è giunto il momento per le autorità cinesi di porre fine a questa crudele punizione nei confronti di Liu Xia.

Le autorità cinesi continuano a sostenere contro ogni evidenza che l’artista può muoversi liberamente. Ma la verità è ben diversa.

Liu Xia è allo stremo delle forze, quando le viene proposto di presentare nuovamente una domanda di espatrio, lei risponde che è inutile, non ha neppure un cellulare o un pc per scriverla, nessun modo per inoltrarla alle autorità.

Sono così arrabbiata che sono pronta a morire qui“, dice all’amico.

L’ultima volta che Liu Xia è comparsa in pubblico è stato il 15 luglio scorso, quando ha partecipato al funerale di suo marito.

I suoi amici non riescono a mettersi in contatto con lei, giornalisti e diplomatici che hanno tentato di avvicinarsi alla sua casa, sono stati respinti dalle forze dell’ordine.

Anche scrittori e nomi di punta del Pen America, ma soprattutto della narrativa occidentale, si sono mossi per lei: Margaret Atwood, Philip Roth, Tom Stoppard e George Saunders hanno scritto una lettera per la sua libertà.

La lettera, condivisa come petizione pubblica sulla pagina del Pen America è stata co-firmata da altri 50 scrittori di fama mondiale come Paul Auster, Michael Chabon, il Premio Nobel per la letteratura 2003 John M. Coetzee, Rick Moody, Azar Nafisi, Robert Pinsky, Alice Sebold, Elizabeth Strout, Tobias Wolff.

"Morirò qui. Xiaobo se ne è andato, e non c'è più nulla al mondo per me ora"

Liu Xiaobo e sua moglie Liu Xia: un amore negato

Il 13 luglio Liu Xiaobo, dissidente cinese di 61 anni insignito del premio Nobel per la pace nel 2010, è morto in carcere.

L’intellettuale, famoso per le sue battaglie a favore dei diritti civili e umani senza mai ricorrere alla violenza, è morto a causa di un cancro al fegato. Dal 2009 Liu si trovava in prigione per scontare una condanna a 11 anni per “atti sovversivi”.

Il dissidente cinese sapeva che non gli restavano molti giorni da vivere e per questo aveva chiesto di essere trasferito all’estero insieme alla moglie Liu Xia. Con la scusa di poter ricevere nuove e più efficaci cure, Liu Xiaobo sperava di poter portare al sicuro sua moglie, allontanandola da un paese che secondo l’intellettuale non ne avrebbe garantito l’incolumità.

I due coniugi hanno potuto vivere pochi momenti da persone libere, eppure da quella donna l’ex premio Nobel ha tratto forza e ispirazione per portare avanti le sue battaglie e la sua opera letteraria.

A loro era vietato scambiarsi lettere o vedersi: Liu Xia viveva – e vive tuttora – sotto una stretta sorveglianza.

Diverse sono le poesie d’amore che l’intellettuale ha scritto alla moglie durante il periodo di prigionia.

“Una lettera mi basta”

Per Xia
una lettera mi basta
per andare oltre e
trovarmi a parlare con te
proprio come il vento che attraversa
la notte
e usa il suo sangue
per scrivere un verso segreto
che mi ricorda che ogni parola
è l’ultima
il ghiaccio che hai nel corpo
si scioglie in una leggenda di fuoco
negli occhi del carnefice
l’ira diventa pietra
due file di sbarre di ferro
inaspettatamente si sovrappongono
falene sbattono forte le ali verso
la luce della lampada, segno incessante
che disegna la tua ombra
8. 1. 2000