L’Unione europea non può sottrarsi alle proprie responsabilità nei confronti degli afgani che necessitano di protezione internazionale

16 Settembre 2021

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In vista del Forum dell’Unione europea sui ricollocamenti, previsto all’inizio di ottobre, 25 organizzazioni per i diritti umani hanno diffuso la seguente dichiarazione congiunta:

“Mentre i bisogni umanitari della popolazione afgana continuano a crescere, chiediamo all’Unione europea di porre la protezione al centro della sua risposta. Abbiamo espresso disappunto per l’assenza di leadership al consiglio Giustizia e affari interni del 31 agosto e per l’insistenza dei ministri degli Interni sui modi con cui impedire gli ingressi nell’Unione europea anziché sulla messa a disposizione di percorsi sicuri per la protezione.

Sebbene la maggior parte dei rifugiati afgani cercherà riparo all’interno della regione, chiediamo all’Unione europea di condividere, e non di sottrarsi, alle proprie responsabilità di fornire loro protezione, attraverso l’aumento dei percorsi sicuri per le persone bisognose di protezione, anche attraverso un piano ambizioso e supplementare di ricollocamenti dei rifugiati afgani e un impiego flessibile di altre modalità finalizzate alla protezione.

Al momento, 18 milioni di persone – quasi la metà della popolazione dell’Afghanistan – hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Gli sfollati interni di quest’anno, a causa della violenza e della siccità, sono già oltre 630.000. Molte persone a rischio immediato di persecuzioni non possono lasciare il paese. Oltre ad aumentare i fondi per la risposta umanitaria, è ugualmente prioritario per l’Europa assicurare percorsi per la protezione delle afgane e degli afgani a rischio.

Nelle ultime settimane la società civile, i municipi e cittadini comuni d’Europa hanno preso la guida della solidarietà verso i rifugiati afgani e hanno manifestato volontà di ospitare e accogliere coloro che hanno bisogno di protezione. Al contrario, abbiamo notato con sgomento la retorica allarmista e fuorviante di alcuni leader europei, che distoglie l’attenzione dal drammatico bisogno di protezione e che può porre ostacoli all’integrazione e all’inclusione dei rifugiati nelle società e alimenta paure circa una immaginaria crisi alle frontiere d’Europa.

Questo è un momento cruciale affinché l’Unione europea tenga fede alle sue promesse circa la protezione dei rifugiati e mostri leadership umanitaria. Chiediamo all’Unione europea e ai suoi stati membri di:

1.Prendere impegni concreti per un significativo aumento dello schema di ricollocamento dei rifugiati durante il prossimo Forum sui ricollocamenti

Abbiamo apprezzato la decisione della Commissione europea di ospitare, nelle prossime settimane, un Forum sui ricollocamenti. Aumentare i ricollocamenti fornirebbe una speranza di vita per i rifugiati, mostrerebbe solidarietà verso gli stati che li ospitano e incoraggerebbe il rafforzamento della protezione in tutta la regione. In particolare:

  • il rapido aumento della necessità di protezione richiede uno schema addizionale, rapido e su misura per ricollocare i rifugiati che si trovano negli stati confinanti con l’Afghanistan. Attualmente Iran e Pakistan ospitano quasi il 90 per cento degli sfollati afgani, per un totale di due milioni di rifugiati registrati, e non possono essere i soli responsabili della loro protezione. L’impegno a ricollocare i rifugiati afgani dovrebbe essere commisurato alla gravità della situazione e in linea con i precedenti schemi di ricollocamento di emergenza. Data la probabilità di una prolungata situazione di sfollamento, gli stati dovrebbero impegnarsi in direzione di uno schema di ricollocamenti pluriennale;
  • allo stesso tempo l’escalation della situazione in Afghanistan non può far diminuire gli sforzi destinati ai ricollocamenti rispetto ad altre crisi. Ribadiamo la richiesta, fatta a luglio agli stati europei di impegnarsi a ricollocare almeno 32.000 rifugiati nel 2022, in linea con le priorità identificate dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite sui rifugiati. Un impegno del genere era già ampiamente necessario prima dell’emergenza afgana e, dunque, uno schema mirato di collocamenti per i rifugiati vulnerabili afgani dovrebbe aggiungersi a tale impegno;
  • il Fondo asilo, immigrazione e integrazione (Amif), di recente approvazione, dev’essere un mezzo per incentivare impegni ambiziosi. La Commissione europea dovrebbe mettere immediatamente a disposizione le risorse approvate per finanziare i ricollocamenti e le riammissioni umanitarie e programmare le azioni all’interno dell’Amif per il 2021 e il 2022 per venire incontro a ulteriori bisogni;
  • gli impegni in favore dei ricollocamenti devono tenere in considerazione i criteri individuati dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dare priorità alle persone in condizione di maggiore vulnerabilità. Anche se abbiamo apprezzato l’attenzione particolare per le donne e le ragazze, dobbiamo sottolineare che il bisogno urgente di protezione tra la popolazione afgana non si limita solo a quel gruppo. I ricollocamenti dovrebbero continuare a basarsi sulle valutazioni dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e favorire i gruppi più vulnerabili di rifugiati identificati negli stati ospitanti, assicurando il rispetto per l’unità familiare. Siamo preoccupati per la possibilità che i governi vogliano inserire cittadini afgani o dell’Unione europea nelle quote di ricollocamenti del 2021, dato che ciò ridurrebbe i già limitati posti per il ricollocamento su cui ci si era impegnati.

2.Fare leva su tutte le possibilità per assicurare l’urgente accesso dei rifugiati afgani alla protezione

Oltre ad aumentare i ricollocamenti per fornire una soluzione duratura ai rifugiati, gli stati membri dell’Unione europea dovrebbe fare leva su tutte le opzioni disponibili per mettere al sicuro, fuori dall’Afghanistan e dagli stati confinanti, le persone che necessitano protezione. In particolare, dovrebbero:

  • esercitare pressioni diplomatiche per assicurare che le evacuazioni riprendano e che le persone che desiderano lasciare il paese possano farlo, dando priorità a coloro che sono in grave pericolo di persecuzione;
  • aumentare i posti per il ricollocamento in favore delle riunificazioni familiari e di percorsi aggiuntivi come i visti per motivi umanitari o ulteriori forniture di visti previste dalle leggi nazionali, assicurando che non vengano ridimensionati i già scarsi percorsi legali e che tali posti restino aggiuntivi rispetto alle quote di ricollocamenti di rifugiati in situazione di particolare vulnerabilità;
  • mettere assai maggiormente in grado le ambasciate e i consolati negli stati confinanti con l’Afghanistan di gestire le richieste di riunificazione familiare e di emettere visti per motivi umanitari, anche applicando modalità innovative come le interviste da remoto;
  • ampliare le possibilità di riunificazione familiare, anche ampliando la definizione di nucleo familiare; consentire agli afgani che si trovano in Europa di sponsorizzare i loro familiari in Afghanistan, a prescindere dal tipo di status di protezione loro garantito; alleggerire le richieste, come quella di fornire documenti da parte di persone che potrebbero non essere attualmente in grado di produrre; assicurare che le informazioni siano accessibili per tutte le persone;
  • dare seguito alle espressioni di sostegno da parte di singole persone, gruppi, organizzazioni religiose, gruppi della diaspora, enti locali e università che intendono accogliere rifugiati afgani aumentando le possibilità di sponsorizzazioni locali e di corridoi umanitari;
  • incoraggiare università, datori di lavoro e altri ad aumentare i visti per motivi di studio e di lavoro e, laddove i richiedenti siano identificati, accelerare le procedure amministrative ed emettere i relativi visti.

3.Rafforzare l’accesso a procedure d’asilo eque e complete per gli afgani e per persone di altra nazionalità presenti in Europa, favorendone inclusione, integrazione e partecipazione nella società.

L’aumento dei percorsi per la protezione non potrà in alcun modo rimpiazzare il diritto d’asilo per coloro che arriveranno in Europa in altro modo. Gli stati membri dell’Unione europea dovranno assicurare procedure d’asilo eque ed efficienti all’interno dei loro territori e condizioni adeguate di accoglienza. La Convenzione sui rifugiati e il principio di non respingimento dovranno essere totalmente rispettati. In particolare:

  • gli uffici e i tribunali competenti in materia d’immigrazione dovranno garantire che utilizzeranno informazioni aggiornate sulla situazione in Afghanistan. Tutte le richieste di asilo da parte di cittadini afgani che sono state respinte, così come le ordinanze di detenzione, dovranno essere urgentemente riesaminate alla luce dei drammatici cambiamenti in atto nel paese;
  • le espulsioni degli afgani dovranno essere ufficialmente sospese, in linea con la richiesta dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati contro i rimpatri forzati. Dovranno essere sospese anche le espulsioni verso stati che potrebbero procedere al rimpatrio in Afghanistan in violazione del principio di non respingimento e dovranno essere prese in considerazione alternative all’espulsione, come il conferimento di uno status legale e il diritto di rimanere nel paese ospitante. I richiedenti asilo afgani che si trovano nel territorio dell’Unione europea non dovranno restare in un limbo giuridico;
  • gli stati membri dell’Unione europea dovrebbero investire in strutture di accoglienza degne, appropriate e adeguate, assicurando risorse sufficienti e garanzie procedurali nell’esame delle domande d’asilo e coordinando le azioni per ospitare i rifugiati, nello spirito della condivisione delle responsabilità all’interno dell’Unione europea;
  • ogni respingimento, diniego dell’accesso all’asilo o dell’accoglienza di richiedenti asilo afgani o di altra nazionalità che avvenga all’interno del territorio dell’Unione europea dovrà essere condannato, indagato e sanzionato dalle istituzioni europee.

Le organizzazioni firmatarie sono: International Rescue Committee, Caritas Europa, International Catholic Migration Commission, Europe / SHARE Network, Red Cross EU Office, Action contre la Faim, Amnesty International, Child Circle, Danish Refugee Council, EuroMed Rights, European Evangelical Alliance, European Lawyers in Lesvos (ELIL), Human Rights Watch, Irish Refugee Council, Italian Federation of Christian Organisations for International Volunteer Service (FOCSIV), Jesuit Refugee Service Europe, Kids in Need of Defense (KIND), Lesvos Solidarity, Norwegian Refugee Council, Oxfam, Refugees International, Safe Passage International, Save the Children, SB Overseas e Sea-Watch.