L’uso del “taser” a Pescara e la morte di un uomo disarmato

4 Giugno 2025

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Il recente caso avvenuto a Pescara, dove un trentenne disarmato è morto a seguito di una colluttazione e dopo essere stato colpito da un agente di polizia con un “taser”un modello di pistola a impulsi elettrici prodotto dal l’azienda statunitense Axon Enterprise, Inc. e attualmente utilizzato da oltre 18.000 agenzie per il mantenimento dell’ordine pubblico in più di 80 stati solleva interrogativi gravi e urgenti sull’uso delle armi cosiddette “meno letali”.

Nel caso specifico, non si conosce ancora l’esito dell’autopsia ed è quindi difficile verificare il nesso tra l’utilizzo della pistola a impulso elettrico e il decesso; non esiste ancora una ricostruzione chiara dell’accaduto, se non che si trattasse di un uomo disarmato che avrebbe avuto un alterco con la polizia e che è poi deceduto dopo essere stato colpito e sedato.

Amnesty International in un rapporto intitolato Non riesco ancora a dormire la notte” – L’uso improprio a livello globale dei dispositivi a scarica elettrica, ha recentemente documentato il crescente uso improprio delle armi a scarica elettrica, che possono essere impiegate in modo legittimo nelle operazioni di polizia ma che vengono spesso utilizzate in modo scorretto. Sono stati documentati casi di un loro uso non necessario e discriminatorio contro gruppi di persone a rischio, che hanno causato gravi lesioni e, in alcuni casi, persino la morte. Il rapporto documenta come le forze di sicurezza utilizzino strumenti come pistole stordenti e manganelli elettrici in strada, alle frontiere, nei centri di detenzione per persone migranti e rifugiate, negli istituti psichiatrici, nelle stazioni di polizia, nelle carceri e in altri luoghi di reclusione, con il rischio di provocare forti dolori, disabilità fisiche permanenti e gravi disturbi psicologici.

Da oltre 50 anni Amnesty International documenta casi di tortura e maltrattamenti legati all’utilizzo di armi a impulso elettrico a contatto diretto, arrivando alla conclusione che dovrebbero essere vietate immediatamente. Il loro uso può provocare profondi effetti fisici e psicologici e, in alcuni casi, anche la morte. Le convulsioni causate dalle scosse elettriche possono produrre dislocazioni e fratture, o lesioni secondarie, come morsi alla lingua, alle gengive o alle labbra, nonché spasmi e crampi muscolari o lasciare lesioni simili a ustioni. I sopravvissuti all’uso delle scariche elettriche hanno descritto dolore intenso, perdita del controllo muscolare, convulsioni, svenimenti, defecazione e minzione involontarie, insieme a effetti psicologici debilitanti a lungo termine, tra cui pensieri intrusivi e traumatici e insonnia.

Il loro impatto su persone con patologie cardiache, sotto effetto di farmaci o con disturbi genetici può essere letale, anche perché queste condizioni spesso non si conoscono al momento dell’utilizzo e si scoprono solo dopo che il colpo è stato sparato.

A rendere ancora più delicata la questione è la diffusione sempre più ampia di questi strumenti: in Italia, in alcune città, vengono dati in dotazione persino alla polizia municipale. Questo episodio a Pescara dovrebbe far riflettere profondamente su come vengono impiegate le “armi a impulsi elettrici” nel nostro paese.

Amnesty International, insieme a una rete globale di oltre 80 organizzazioni della società civile, sta portando avanti una campagna per l’adozione di un Trattato sul commercio libero dalla tortura, contenente divieti e controlli globali su un’ampia gamma di equipaggiamenti destinati alle forze di sicurezza, comprese le armi e i dispositivi a scarica elettrica, chiedendo con urgenza di adottare un trattato giuridicamente vincolante che vieti le armi a scarica elettrica a contatto diretto e imponga un rigoroso controllo sul commercio su tutti gli altri dispositivi a scarica elettrica.