L’Uzbekistan non deve rimpatriare i rifugiati in Kirghizistan

6 Luglio 2010

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L’Uzbekistan deve porre fine al rimpatrio forzato di rifugiati in Kirghizistan

(7 luglio 2010)

Amnesty International ha chiesto alle autorità uzbeche di porre fine al rimpatrio forzato di rifugiati in Kirghizistan mentre persistono timori che l’instabilità continui nel sud di questo paese.

L’organizzazione per i diritti umani sollecita il governo uzbeco a non espellere, costringere o convincere i rifugiati provenienti dal Kirghizistan a far ritorno alle loro abitazioni fino a quando non potranno farlo in sicurezza.

Nonostante il governo dichiari il contrario, la situazione nel sud del Kirghizistan resta instabile. La popolazione uzbeca non ha fiducia nelle forze di sicurezza del Kirghizistan, che si sono dimostrate incapaci di proteggerla e sono state accusate di collusione in omicidi e saccheggi.

Le violenze scoppiate il 10 giugno hanno provocato oltre 2000 morti e migliaia di feriti. Circa 400.000 persone hanno lasciato le loro abitazioni e 100.000 sono fuggite in Uzbekistan.

Amnesty International è stata informata che alcuni rifugiati sono stati obbligati a salire su pullman diretti verso il Kirghizistan, da ufficiali del campo per i rifugiati e dalle forze di sicurezza uzbeche, nel distretto di Pakhtaabad, in Uzbekistan.

Secondo quanto riportato, ufficiali provenienti dal Kirghizistan hanno visitato campi in Uzbekistan chiedendo ai rifugiati di ritornare. Un rifugiato nel distretto di Pakhtaabad ha dichiarato ad Amnesty International che il governatore della regione di Jalal-Abad ha visitato il campo e detto ai rifugiati che dovevano tornare entro il 25 giugno. 

Sembra che il governo ad interim del Kirghizistan abbia incoraggiato il ritorno dei rifugiati in vista del referendum previsto per domenica 27 giugno sulla costituzione e sul presidente ad interim. Amnesty International chiede di non mettere a rischio le vite di migliaia di persone per convenienza politica.

Le violenze scoppiate il 10 giugno hanno provocato oltre 2000 morti e migliaia di feriti. Circa 400.000 persone hanno lasciato le loro abitazioni e 100.000 sono fuggite in Uzbekistan.

L’esame delle  immagini satellitari, da parte dell’Associazione americana per lo sviluppo della scienza (Aaas)  in collaborazione con la Sezione Statunitense di Amnesty International, ha dimostrato la gravità dei danni a Osh. Le fotografie della città di Osh, realizzate il 18 giugno, sono state messe a confronto con sequenze di Google Earth del maggio 2007, allo scopo di stabilire la portata della distruzione di case e infrastrutture.

È stato particolarmente colpito il centro di Osh, così come i quartieri periferici settentrionali e meridionali della città e la più grande strada che collega l’est e l’ovest della città; sono state distrutte o danneggiate 1640 strutture sono; 297 a  Cheremushki, 172 a Furkat, 448 a Kizil Kishtak, 172 a Nariman e 551 a Osh.
 
Inoltre, le immagini satellitari mostrano 116 scritte ‘Sos’ comparse sulle carreggiate e sui campi sportivi della città. Questi messaggi sono la riprova del livello di disperazione e di paura generata dal le violenze scoppiate in diversi distretti della città abitati principalmente da uzbechi.

Maggiori informazioni sono disponibili online

(18 giugno 2010) Kirghizistan: necessaria un’inchiesta internazionale   
 
(16 giugno 2010) I paesi confinanti col Kirghizistan devono aprire le frontiere  

(14 giugno 2010) Kirghizistan: necessario proteggere tutti i cittadini