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Madrid/Catalogna, Covid-19: persone anziane vittime di violazioni dei diritti umani nelle case di riposo. Amnesty International: con la seconda ondata, di nuovo a rischio.
Alla data del 15 novembre 2020, secondo i dati del ministero della Salute, sono 40.749 le persone morte di Covid-19 in Spagna. All’inizio, molti studi hanno calcolato che circa il 70 per cento sono persone anziane morte nelle case di riposo. Attualmente, il governo centrale prevede la pubblicazione di un rapporto secondo il quale la percentuale si attesta tra il 50 e il 47 per cento.
Nel nuovo rapporto dal titolo Abbandonati alla propria sorte. Mancata protezione e discriminazione delle persone anziane nelle case di riposo durante la pandemia da Covid-19 in Spagna, Amnesty International riferisce che le misure prese dalle autorità per rispondere alla pandemia da Covid-19 in Catalogna e nella comunità di Madrid sono state inefficienti e inadeguate. Inoltre, hanno causato almeno cinque distinte violazioni dei diritti umani degli ospiti delle residenze.
“Nelle residenze, i diritti alla salute, alla vita e alla non discriminazione degli anziani sono stati violati. Inoltre, le decisioni delle autorità hanno anche avuto effetti sul diritto alla vita familiare e privata e il diritto a una morte dignitosa”, commenta Esteban Beltrán, direttore di Amnesty International Spagna.
La negazione del diritto alla salute per le persone anziane è strettamente legata alle misure di austerity e agli scarsi finanziamenti per l’assistenza sanitaria in Spagna. Dieci anni di tagli al settore sociale e alla sanità hanno compromesso il sistema sanitario pubblico, peggiorandone l’accessibilità, anche dal punto di vista economico, e la qualità.
Gli effetti dello smantellamento del sistema sanitario pubblico hanno avuto conseguenze, all’interno della comunità autonoma di Madrid e in Catalogna, anche sull’assistenza alle persone anziane nelle case di riposo durante il picco della prima ondata della pandemia (a marzo e all’inizio di aprile), in vari modi. Da un lato, la mancanza di protezione per il personale, al quale non sono stati forniti i dispositivi di protezione personale (Dpi) o i tamponi per i test; dall’altro, molti degli ospiti delle residenze non hanno ricevuto un’adeguata assistenza sanitaria, sono stati esclusi dai ricoveri ospedalieri in maniera generalizzata e non hanno ricevuto l’assistenza necessaria, nonostante la “medicalizzazione” annunciata dalle autorità. Inoltre, molti ospiti delle strutture sono stati di fatto isolati dal mondo esterno e dalle loro famiglie per settimane.
“Un’emergenza sanitaria non può essere una scusa per non fornire un’adeguata assistenza alle persone anziane. Le case di riposo non sono parcheggi per anziani. I diritti umani, compreso il diritto alla salute, non possono basarsi sul livello di autosufficienza. Le autorità devono proteggerli”, ha aggiunto Esteban Beltrán.
Nonostante alcuni recenti miglioramenti in alcune zone, parte di queste preoccupazioni relative ai diritti umani per le persone anziane sono costanti e persistono nella seconda ondata della pandemia, in atto. Le visite ai familiari non sono ancora pienamente garantite e nella pratica continuano a dipendere dalla decisione delle singole strutture. Inoltre, le disposizioni contenute nei regolamenti all’interno dei protocolli di ricovero della comunità autonoma di Madrid e della Catalogna, secondo i quali si raccomanda di curare le persone anziane nelle residenze e di non trasferirli in ospedale, si sono rivelati discriminatori e non sono stati ancora modificati. Per di più, ancora non sono state prese misure adeguate a rafforzare gli organici per rispondere alle esigenze che potrebbero nascere alla luce della forte pressione sanitaria.
“Non ci siamo preparati in maniera adeguata, riteniamo che le informazioni scientifiche provenienti da altri paesi potessero far comprendere l’importanza e la gravità della situazione”, spiega il vicepresidente della Società spagnola di geriatria e gerontologia (Segg) che prosegue poi dicendo che “crediamo che se le misure fossero state adottate prima, avrebbero potuto prevenire una diffusione così veloce del virus in molte case di riposo. Avremmo dovuto fare progressi nell’informazione, nella formazione del personale, avremmo dovuto essere meglio preparati in qualche modo”.
Le misure adottate dalla comunità autonoma di Madrid e dal governo della Catalogna (Generalitat) sono state concepite e attuate in maniera inefficace e non sono state in grado di offrire un accesso sufficiente ai servizi sanitari alle persone anziane che vivono nelle residenze. La comunità di Madrid e la Generalitat hanno adottato misure diverse, in maniera discontinua e senza chiari criteri di intervento o di conseguente successo e non sono riuscite ad attuarle. Inoltre, neanche l’amministrazione ha adottato misure alternative per garantire un’adeguata assistenza medica per gli ospiti delle residenze.
La mancanza di risposta da parte delle autorità è in contrasto con l’incredibile sforzo fatto dal personale sanitario e dagli operatori delle residenze in questi mesi, nonostante le misure inefficienti e la mancanza di risorse. Grazie al loro instancabile impegno e alla loro dedizione, la situazione di molte persone anziane nelle residenze è diventata più umana e in alcuni casi, essi hanno potuto ricevere un’assistenza migliore.
Il virus si è diffuso molto velocemente nelle residenze perché gli operatori, che sono in costante contatto con gli ospiti delle case di riposo, non avevano protezioni. Questa mancanza di protezione ha causato anche un alto numero di vittime tra il personale, che ha provocato un effetto sull’assistenza delle persone anziane nelle residenze e sulla gestione sanitaria.
Diana, che lavora in una residenza per anziani a Madrid, dice che quando è iniziata la pandemia a metà marzo, ”siccome non ce li avevano dati, abbiamo deciso di farci da soli i Dpi della sorte o della gloria, camici fatti di buste di spazzatura, calzamaglie, copricapi di plastica… non avevamo insomma alcun tipo di protezione”.
L’effettiva decisione di non ricoverare le persone anziane negli ospedali è stata spesso eseguita in maniera automatica, generalizzata e senza fare valutazioni individuali. Nella comunità di Madrid e in Catalogna, tale pratica è stata applicata attraverso meccanismi di verifica non omogenei. Ci sono stati ospiti anziani delle residenze che avevano bisogno di assistenza medica e che non sono riusciti ad avere accesso a un trattamento adeguato per sospetto Covid-19 o altre patologie di cui soffrivano, né in ospedale né nelle case di riposo, nonostante quanto dichiarato dalle autorità. In entrambe le Comunità autonome ci sono state occasioni in cui non è avvenuto alcun ricovero ospedaliero e i pochi avvenuti sono stati l’eccezione a volte fatalmente tardiva. Questa discriminazione compromette gravemente i diritti dei residenti nelle case di riposo. Amnesty International ha anche raccolto testimonianze che mostravano gli ostacoli esistenti anche dal punto di vista dei servizi di emergenza per il trasporto sanitario (Summa e Sem).
“La combinazione della mancanza di personale e risorse unitamente all’isolamento forzato degli ospiti delle residenze per anziani, in caso di sospetti positivi al Covid-19, ha generato un chiaro peggioramento tra loro, non solo a livello fisico ma anche a livello emotivo. Abbiamo documentato casi di ospiti delle residenze che sono arrivati in ospedale disidratati e malnutriti, in condizioni pessime”, ha concluso Esteban Beltrán.
Durante il picco della pandemia, gli ospiti delle case di riposo sono rimasti confinati nelle loro camere per lunghi periodi, a volte per molte settimane ininterrottamente. Le limitazioni derivate dall’effettivo isolamento nelle case di riposo, accompagnato nella maggior parte dei casi da un lockdown nelle proprie camere per un periodo indeterminato unitamente alla mancanza di una valida supervisione da parte delle autorità nazionali (la Procura) e regionali (servizi di ispezione) hanno significato una violazione dei diritti alla vita privata e familiare solo a causa del luogo in cui erano ospiti.
Elena Valero ha perso il padre a marzo in una residenza di Madrid.
“Non è stato portato in ospedale nonostante fosse gravemente malato. Era in fin di vita da quattro giorni. Disperata, ho parlato con un medico per un ricovero ma mi ha detto che gli era stato vietato di portare in ospedale i malati dalle residenze per persone anziane, che potevano solo dargli ossigeno e palliativi finché il suo corpo avesse retto. È stato tremendo perché vivo a 300 metri dalla residenza e ogni volta che mi affacciavo al balcone era terribile sapere che mio padre stava morendo così vicino senza che potessi tenergli la mano, salutarlo…”.
In tale contesto, e dinanzi a una seconda ondata della pandemia, le autorità, soprattutto nelle comunità di Madrid e in Catalogna, devono adottare azioni urgenti per assicurare che ogni decisione presa per contrastare la pandemia rispetti i diritti umani, e soprattutto, i diritti alla vita, alla salute e alla non discriminazione delle persone anziane che vivono nelle case di riposo.
Nel breve termine, le comunità autonome devono garantire che le decisioni in materia di assistenza sanitaria nelle case di riposo siano adottate sulla base di valutazioni individuali. Qualsiasi disposizione nei protocolli di ricovero della Catalogna e della comunità di Madrid che può portare a misure discriminatorie dovrebbe essere eliminata subito. Inoltre, devono essere garantiti contatti regolari tra ospiti e i loro familiari.
Nel lungo termine, il governo deve portare avanti una legge nazionale che stabilisca uno standard per le residenze per persone anziane, a tutela dei diritti delle persone ivi ospitate in tutta la Spagna. Allo stesso modo, la procura e soprattutto il procuratore della commissione per la protezione delle persone anziane e con disabilità, devono monitorare attentamente la situazione nelle residenze e condurre indagini sulle responsabilità in caso di abusi o irregolarità. È altresì necessario un impegno deciso per il sistema sanitario pubblico al fine di garantire uguaglianza, anche a fronte di un maggiore investimento di risorse.
Ulteriori informazioni
Secondo i dati forniti dalla comunità autonoma di Madrid, dall’8 marzo al 1° maggio, 5828 persone sono morte con il coronavirus o con sintomi compatibili nelle residenze per persone anziane. Questa cifra rappresenta il 43,46% del numero di morti, ad oggi, nelle residenze (i dati non sono ripartiti per età, genere e/o disabilità).
In Catalogna, secondo i dati del governo catalano, dal 1° marzo al 15 novembre 2020, 7045 persone che vivono nelle residenze per persone anziane sono morte di Covid-19 o con sintomi compatibili (il 46,9% di tutti i decessi da Covid-19 in Catalogna, 15.013).
Amnesty International sottolinea che il fatto che la maggioranza delle persone anziane viva in residenze private o sovvenzionate non riduce in alcun modo l’obbligo dello stato di garantire la tutela dei loro diritti umani. Tra gli obblighi rientra anche il dovere di protezione contro le violazioni dei diritti umani da terze parti, comprese le aziende.