Malesia, il governo ammette: quasi 30.000 stranieri frustati in cinque anni

11 Marzo 2011

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Il 9 marzo 2011, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, il ministro dell’Interno della Malesia, Hishamuddin Hussein, ha reso noto che 29.759 cittadini stranieri sono stati sottoposti alla pena della fustigazione per reati connessi all’immigrazione dal 2005 al 2010.

Amnesty International ha chiesto al governo malese di sospendere immediatamente questa punizione, che costituisce tortura secondo il diritto internazionale, in vista della totale abolizione di ogni forma di pena corporale.

Nel 2002 il parlamento della Malesia ha modificato l’Atto sull’immigrazione del 1959 introducendo la pena della fustigazione per il reato di ingresso irregolare nel paese. Da allora, migliaia di migranti e rifugiati sono stati frustati. Attualmente, le frustate sono previste per oltre 60 fattispecie di reato.

Secondo Liew Chin Tong, il parlamentare che ha presentato l’interrogazione al ministro dell’Interno, almeno il 60 per cento dei 29.759 cittadini stranieri sottoposti alla fustigazione erano indonesiani. Nel marzo 2010, Amnesty International aveva documentato come l’operato senza scrupoli dei datori di lavoro causasse la perdita dello status di immigrato legale dei lavoratori migranti, ponendoli a rischio di essere frustati per via giudiziaria.

A subire le frustrate sono anche i rifugiati. Poiché la Malesia non ha ancora ratificato la Convenzione dell’Onu sullo status di rifugiato, i richiedenti asilo e i rifugiati vengono spesso arrestati e trattati alla stregua di migranti irregolari. Rifugiati birmani hanno raccontato ad Amnesty International come vivano nel costante timore di essere frustati.