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In Mali, la presenza dei gruppi armati nel nord e nel centro – tra cui Gao, Kidal, Ségou, Mopti e Timbuktu – impedisce l’accesso all’istruzione a oltre 150.000 persone. Nel giugno 2017 oltre 500 scuole risultavano chiuse nelle zone in cui operano i gruppi armati. In alcuni casi le scuole erano state costrette a chiudere a causa delle minacce ricevute dai loro dipendenti.
A denunciarlo la nostra ricerca dal titolo “Violations and abuses as instability spreads” che mette in luce anche le drammatiche condizioni detentive della prigione centrale di Bamako e di altre carceri fuori dalla capitale.
“Decine di migliaia di alunni stanno pagando un prezzo molto alto a causa della violenza che dal nord del Mali si sta propagando al centro del paese. Il diniego del loro diritto all’istruzione ha raggiunto il punto di crisi. Questa situazione deve cessare –, ha dichiarato in una nota ufficiale Gaetan Mootoo, ricercatore di Amnesty International sull’Africa occidentale -. Proprio mentre si appresta a celebrare il 57mo anniversario dell’indipendenza, il Mali deve prendere tutte le misure necessarie per prevenire le chiusure delle scuole e proteggere gli alunni e il personale scolastico“.
La situazione riscontrata nel 2017 è invariata rispetto alle precedenti visite del 2013 e del 2014. Nessuna delle persone arrestate e processate per terrorismo a partire dal 2013 può svolgere esercizi fisici fuori dalle celle, che sono sovraffollate e senza ventilazione.
Nel novembre 2015 un gruppo armato ha ucciso 19 dei 150 civili presi in ostaggio durante un attacco all’Hotel Radisson di Bamako. Secondo organizzazioni locali almeno 15 civili, sia maliani che stranieri, sono tuttora ostaggi dei gruppi armati.
Dall’inizio del 2017 il numero degli attacchi dei gruppi armati nel nord e nel centro del paese è aumentato prendendo di mira anche imam, capi villaggio e rappresentanti dello stato e ha dato luogo a numerose violazioni dei diritto internazionale umanitario.
Il 18 gennaio il gruppo armato al-Qaeda nel Maghreb islamico ha attaccato la base del Meccanismo operativo di coordinamento uccidendo oltre 70 persone, civili compresi. Il 18 giugno il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani ha attaccato un hotel nella periferia di Bamako uccidendo quattro civili.
La 29ma sessione del gruppo di lavoro dell’Esame periodico universale sul Mali si terrà nel gennaio 2018. Durante quella del 2013, il Mali accettò 111 raccomandazioni, tra cui introdurre il divieto di mutilazioni dei genitali femminili, proteggere i bambini dall’arruolamento da parte dei gruppi armati e indagare sulle esecuzioni extragiudiziali.
Il Mali respinse 14 raccomandazioni, tra cui indagare sulle esecuzioni extragiudiziali ai danni dei tuareg e sulle denunce di tortura da parte dei servizi di sicurezza.
Da allora, i progressi sono stati assai scarsi: persiste infatti l’impunità per le violazioni del diritto internazionale umanitario – tra cui uccisioni, torture e saccheggi – soprattutto quando commesse nel contesto del conflitto con le autorità centrali. Di conseguenza, alle vittime e alle loro famiglie vengono negate verità, giustizia e riparazione.
Chiediamo alle autorità del Mali di istituire la commissione internazionale d’inchiesta prevista dagli accordi di pace di Algeri. Questa commissione dovrebbe svolgere indagini efficaci e tempestive su tutte le denunce di esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate e altri crimini di diritto internazionale commessi tanto dai gruppi armati quanto dalle forze di sicurezza del Mali.
“Una situazione in cui le persone sospettate di aver commesso gravi violazioni del diritto internazionale umanitario non venissero chiamate a risponderne evocherebbe un disastro per un paese che sta ancora lottando per porre fine a un conflitto che ha causato orribili violenze nelle sue regioni settentrionali e centrali“, ha concluso Mootoo.