Tempo di lettura stimato: 2'
L’annuncio, fatto il 16 gennaio dalla procuratrice Fatou Bensouda, che la Corte penale internazionale avvierà un’indagine sui crimini di diritto internazionale commessi nell’ultimo anno di conflitto in Mali, è stato salutato da Amnesty International come un passo avanti cruciale verso la giustizia in favore delle vittime.
Il 28 luglio 2012, sei mesi dopo l’inizio del conflitto ancora in corso tra esercito maliano e gruppi armati islamisti cui ora si è aggiunta anche la Francia, il ministro della Giustizia del Mali aveva sollecitato la Corte penale internazionale a indagare su esecuzioni extragiudiziali, violenze sessuali, torture, sparizioni forzate e impiego di bambini soldato.
Amnesty International ha sollecitato la procuratrice della Corte penale internazionale a indagare a fondo sui crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
I tuareg e i gruppi armati islamisti che hanno assunto il controllo del nord del Mali si sono resi responsabili di torture e uccisioni di soldati fatti prigionieri, stupri di donne e ragazze, arruolamento di bambini soldato e di attacchi e distruzioni di siti culturali e religiosi.
Le forze di sicurezza del Mali a loro volta hanno commesso violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, tra cui le uccisioni extragiudiziali di civili tuareg, il bombardamento di un campo tuareg e l’abbattimento di capi di bestiame che per le popolazioni tuareg è essenziale.
Fuori dalla regione settentrionale, Amnesty International ha documentato torture, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e attacchi contro giornalisti, leader politici e altri oppositori pacifici.