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La Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso due mandati d’arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e di Maria Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso l’ufficio di presidenza della Federazione russa.
Secondo un comunicato diffuso dalla Cpi, vi sono “ragionevoli motivi per ritenere che i due sospetti siano responsabili del crimine di guerra di deportazione illegale della popolazione”, ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto di Roma della Cpi.
“Questo annuncio è un segnale importante, sia per l’Ucraina che per il resto del mondo, che le persone sospettate di aver commesso crimini di diritto internazionale in Ucraina andranno incontro ad arresti e processi, a prescindere da quanto siano potenti”, ha dichiarato Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Il presidente Putin è ora ufficialmente un ricercato. Dopo il mandato d’arresto per il crimine di guerra di trasferimento forzato di bambini contro di lui e contro la commissaria per i diritti dei bambini Lvova-Belova, la comunità internazionale non dovrà fermarsi di fronte a nulla fino al loro arresto e processo. Se il presidente Putin o Lvova-Belova dovessero lasciare la Russia, gli stati dovranno arrestarli e consegnarli immediatamente alla Cpi”, ha proseguito Callamard.
“I mandati d’arresto di oggi sono un primo passo importante ma, per il momento, sono limitati al crimine di guerra di deportazione illegale di bambini. Non riguardano tutti gli altri crimini di guerra e crimini contro l’umanità di cui la dirigenza russa è potenzialmente responsabile. Ci auguriamo che la Cpi e altri organi giudiziari emettano ulteriori mandati d’arresto”, ha proseguito Callamard.
Nel novembre 2022 Amnesty International aveva pubblicato un rapporto sulle deportazioni e sui trasferimenti forzati di civili ucraini, bambini compresi, da parte delle forze russe e dei loro alleati verso la Russia o i territori dell’Ucraina occupati dalla Russia.
I mandati d’arresto nei confronti di Putin e Lvova-Belova sono vincolanti per 123 stati parte dello Statuto di Roma della Cpi e anche per l’Ucraina, che ha garantito alla Cpi la giurisdizione per indagare su crimini commessi sul suo territorio dal 2014.