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Il giornalista marocchino Omar Radi, da tempo perseguitato dalle autorità del suo paese a causa delle sue posizioni critiche, è stato condannato a sei anni di carcere per reati di spionaggio e stupro al termine di un processo viziato da irregolarità.
Radi è stato privato del diritto a preparare un’adeguata difesa, i suoi avvocati non hanno avuto accesso ad alcune delle prove a carico e le loro richieste di interrogare testimoni in favore del giornalista sono state respinte.
Radi, cofondatore del portale indipendente Le Desk noto per le inchieste politiche e sulla corruzione, è in isolamento dal 29 luglio 2020, quando è stato arrestato con l’accusa di “minaccia alla sicurezza interna ed esterna” per aver ricevuto fondi da soggetti “legati ad agenzie d’intelligence straniere”. Amnesty International ritiene che si tratti di accuse infondate e fabbricate.
Quanto all’accusa di stupro, che Radi ha sempre negato, avrebbe avuto origine dalla denuncia di un’ex collega del portale Le Desk.
Radi è tra i giornalisti spiati illegalmente attraverso il software Pegasus, prodotto dall’azienda israeliana NSO Group. Il suo telefono è stato controllato illegalmente dal 29 dicembre 2017.