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Amnesty International ha chiesto alle autorità della Mauritania di annullare le condanne emesse il 23 agosto nei confronti di quattro attivisti di un’Organizzazione non governativa che lotta contro la schiavitù.
I quattro uomini erano stati arrestati il 4 agosto, all’indomani di una loro protesta contro la riduzione in schiavitù di una bambina di 10 anni, e accusati di ‘riunione non autorizzata’ e ‘ribellione’. Un tribunale della capitale Nouakchott li ha condannati a sei mesi di reclusione, con sospensione della pena.
Secondo Amnesty International, queste condanne sono un affronto alla giustizia e il tentativo delle autorità mauritane di nascondere le prove che la schiavitù è ancora praticata nel paese.
I quattro attivisti, Tourad Ould Zeid, Cheikhna Ould Cheyakh, Moulay Abdel Karim Touré e Moctar Ould Mohamed, appartengono all’Iniziativa per la ripresa del movimento abolizionista in Mauritania (Ira), un’organizzazione non riconosciuta dalle autorità, nonostante a più riprese ne sia stato chiesta la registrazione ufficiale.
Dopo aver scoperto, a luglio, che la bambina era tenuta in schiavitù da una donna della capitale, l’Ira aveva denunciato il caso alla polizia. La donna era stata arrestata e accusata di ‘riduzione di un minore in schiavitù’ ma era stata rimessa in libertà provvisoria a condizione che si presentasse alla stazione di polizia ogni settimana. La bambina, nel frattempo, risulta scomparsa.
Un altro attivista dell’Ira che aveva preso parte alla protesta del 4 agosto è stato prosciolto. Ha tuttavia dichiarato ad Amnesty International di essere stato tenuto in carcere per cinque giorni, nella prigione Dar Naim di Nouakchott, e di essere stato picchiato al momento dell’arresto.
‘Mi hanno preso a pugni e a calci coi loro scarponi e mi hanno messo dentro una cella in cui avevano lanciato un lacrimogeno. Dopo 10 minuti sono svenuto. I poliziotti mi chiamavano ‘cane’. Mi hanno tenuto con la mano sinistra legata al piede sinistro e mi davano solo pane e acqua’.
La schiavitù è stata ufficialmente abolita in Mauritania nel 1981. È diventata reato penale solo nell’agosto 1987 anche se da allora nessun caso è stato portato di fronte a un giudice, nonostante le associazioni come l’Ira denuncino regolarmente pratiche equivalenti alla schiavitù.
Per questo, gli attivisti dell’Ira vengono frequentemente presi di mira dalle autorità. Nel dicembre 2010, otto di loro erano stati arrestati per aver denunciato il caso di due bambine costrette a lavorare come serve. Nel gennaio 2011, tre degli otto arrestati erano stati condannati a un anno di carcere, con sospensione di metà della pena.