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Amnesty International ha chiesto il rilascio di tre attivisti antischiavitù della Mauritania, condannati il 5 gennaio dopo aver denunciato il caso di due ragazze ridotte in stato di schiavitù.
Biram Dah Ould Abeid, Cheikh Ould Abidine e Aliyine Ould Mbareck Fall, esponenti dell’Iniziativa per la ripresa del movimento antischiavitù in Mauritania (Ira), sono stati condannati a un anno di carcere, più altri sei mesi con la sospensione. Si tratta, per Amnesty International, di prigionieri di coscienza che vanno subito rilasciati. Biram Dah Ould Abeid, inoltre, deve ricevere immediate cure mediche per i maltrattamenti subiti in carcere.
I tre attivisti erano stati arrestati a dicembre dalle forze di sicurezza dopo aver denunciato che due ragazze di nove e 14 anni erano costrette a lavorare in condizioni di schiavitù nella residenza di una funzionaria dell’amministrazione civile. Il 13 dicembre, due attivisti dell’Ira avevano accompagnato la polizia sul posto, dove avevano appreso che le due ragazze lavoravano come serve rispettivamente da tre e due anni e mezzo. La polizia ha portato le due ragazze presso i propri uffici per interrogatori.
In seguito, alcuni attivisti dell’Ira sono stati incriminati per ‘aggressione ad agenti di polizia’ e ‘ostruzione dell’ordine pubblico’ per aver protestato, fuori dalla stazione di polizia, per essere stati estromessi dalle indagini. Successivamente, sono stati incriminati per appartenenza a una ‘organizzazione non riconosciuta’. L’Ira effettivamente non è riconosciuta dalle autorità mauritane nonostante abbia tentato di ottenere la registrazione ufficiale.
Nove attivisti dell’Ira sono stati quindi portati in carcere e alcuni di essi sono stati picchiati: tra questi Biram Dah Ould Abeid, presidente dell’associazione, che è stato colpito alla testa e a un ginocchio. La funzionaria nella cui casa erano state trovate le due schiave è sotto indagine per ‘sfruttamento’.
La Mauritania ha ufficialmente abolito la schiavitù nel 1981. Solo nel 2007, tuttavia, è diventata reato penale e da allora nessun caso è stato portato di fronte a un giudice, nonostante l’Ira denunci regolarmente pratiche schiavistiche. La dura reazione delle autorità mauritane di fronte all’azione di Ira pare dunque un tentativo di nascondere il fatto che la schiavitù è ancora praticata nel paese.