Mediterraneo, morti altri 29 migranti: salvare vite umane in mare non è la priorità dell’Europa

9 Febbraio 2015

Tempo di lettura stimato: 3'

Dopo la morte di altri 29 migranti, prima e dopo i soccorsi, avvenuta la notte dell’8 febbraio 2015, Amnesty International Italia ha ancora una volta sottolineato la necessità che l’Unione europea dia priorità al salvataggio di vite umane in mare e apra rotte legali e sicure d’approdo in Europa per coloro che fuggono dalla guerra e dalla persecuzione.

I 29 migranti deceduti si trovavano, insieme a oltre 100 che sono stati salvati dalla Guardia costiera italiana, a bordo di un’imbarcazione andata alla deriva 100 miglia a sud di Lampedusa e dalla quale, nel pomeriggio dell’8 febbraio, era stato lanciato l’sos mediante un telefono satellitare. I naufraghi sono stati raggiunti da due navi commerciali prima di essere trasferiti sui mezzi della Guardia costiera. ‘Anche in pieno inverno continuiamo a contare i morti in mare. Le condizioni atmosferiche e la pericolosità del viaggio non fermano chi cerca disperatamente di lasciarsi alle spalle la guerra, la persecuzione e la miseria‘ – ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.

L’operazione europea Triton, che ha preso il posto di Mare nostrum, ha già tragicamente mostrato tutta la sua inadeguatezza. Riconosciamo lo sforzo enorme della Guardia costiera e della Marina militare italiane per salvare vite umane con le risorse disponibili ma, a ogni nuova strage in mare, dobbiamo interrogarci se queste morti avrebbero potuto essere evitate da un’operazione di ricerca e soccorso più articolata e dotata di maggiori mezzi, quale era Mare nostrum. Ulteriori morti, nelle condizioni attuali, non saranno evitate. Salvare vite umane, evidentemente, non è la priorità dell’Europa‘ – ha concluso Rufini.

FINE DEL COMUNICATO                             Roma, 10 febbraio 2015

Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: press@amnesty.it