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In un rapporto presentato l’11 ottobre a Città del Messico, Amnesty International ha definito ‘epidemico’ il fenomeno della tortura nel paese centroamericano.
Il rapporto fa riferimento alle denunce registrate dal 2008 al 2011 dalla Commissione nazionale dei diritti umani: 564 nel 2008, 1055 nel 2009, 1161 nel 2010 e 1669 nel 2011, per un totale di 4449 casi, riguardanti però solo le denunce a carico di pubblici ufficiali federali.
Dati, sottolinea Amnesty International, che evidenziano un profondo aumento dei casi di tortura durante la presidenza di Felipe Caldéron, accompagnato dall’assenza di indagini efficaci e dal diniego della giustizia alle vittime. La protezione dei diritti umani sembra essere stata messa da parte in favore della strategia militare adottata dal precedente governo per combattere il crimine organizzato e i cartelli della droga.
Negli ultimi tre anni, Amnesty International ha riscontrato casi di tortura in tutti e 31 gli stati del Messico così come nel Distretto federale.
La maggior parte dei casi si verifica nel corso del periodo iniziale di detenzione. Le persone sospettate di aver commesso un reato possono essere trattenute fino a 80 giorni prima dell’incriminazione formale o del rilascio. In un contesto nel quale all’esercito sono stati affidati anche i compiti di ordine pubblico spettanti alla polizia, migliaia di persone (e tra queste molti migranti) arrestate trascorrono il periodo iniziale di detenzione all’interno di basi e altre strutture militari.
Leggi contro la tortura sono in vigore tanto nei 31 stati quanto nel Distretto federale ma la loro definizione non è in linea con il diritto internazionale e spesso non vengono applicate. Il risultato è che la maggioranza dei casi non è sottoposta a indagini efficaci, quasi nessun responsabile viene condannato e quasi mai, di conseguenza, le vittime della tortura ricevono un risarcimento.
Secondo l’Istituto nazionale di statistica, tra il 2006 e il 2010 a livello federale c’è stato un solo procedimento e non c’è stata neanche una condanna. Nello stesso periodo, nei 31 stati e nel Distretto federale, ci sono stati 37 procedimenti e 18 condanne.
A rafforzare il clima d’impunità è anche il fatto che le denunce di violazioni dei diritti umani nei confronti delle forze armate vengono indagate dalla giustizia militare. Solo recentemente, la Corte suprema ha affermato che questi casi dovrebbero essere affidati ai tribunali civili. Resta da vedere l’impatto che potrà avere questa sentenza, sulla carta molto importante.
Il nuovo presidente messicano, Enrique Peña Nieto, in una lettera ad Amnesty International, si è impegnato ad attuare politiche e a prendere iniziative concrete per porre fine alla tortura.