Messo a morte in segreto il campione di wrestling iraniano Navid Afkari

12 Settembre 2020

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La mattina del 12 settembre, senza preavviso e senza che venissero informati l’avvocato e i familiari, il ventisettenne campione di wrestling iraniano Navid Afkari è stato messo a morte in quella che Amnesty International ha definito “una parodia della giustizia”, fatta di “confessioni” estorte con la tortura e usate in tribunale per emettere un verdetto di colpevolezza.

Navid Afkari era stato arrestato il 17 settembre 2018 per l’omicidio di un agente dell’intelligence iraniana, ucciso un mese e mezzo prima a Shiraz. Un tribunale rivoluzionario lo aveva doppiamente condannato a morte per i reati di qesas (reato di sangue che merita vendetta) e di moharebeh (atti ostili contro Dio).

Per lo stesso omicidio e per reati contro la sicurezza nazionale riferiti alle proteste nazionali di gennaio e agosto 2018, i fratelli Vahid e Habib Askari sono stati condannati rispettivamente a 56 anni e sei mesi e a 24 anni e tre mesi, con la pena aggiuntiva per entrambi di 74 frustate.

Nelle ultime settimane il ricorso di Afkari contro la condanna alla pena capitale era stato respinto in modo sommario dalla Corte suprema.

Il 5 settembre, in uno dei consueti video di propaganda, la tv di stato aveva mandato in onda la “confessione” di Navid Afkari.

Prima dell’esecuzione, dalla prigione dalla quale era stato prelevato è trapelato un audio nel quale Afkari dice: “Se mi metteranno a morte, voglio che sappiate che una persona innocente, nonostante abbia lottato con tutta la sua forza per dimostrarlo, è stata uccisa”.