Mondiali di atletica in Qatar, Amnesty International denuncia lo sfruttamento dei lavoratori migranti

26 Settembre 2019

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La sofferenza dei lavoratori migranti che continuano a subire violenza e sfruttamento in Qatar getterà un’ombra sui Campionati mondiali di atletica che si svolgeranno dal 27 settembre al 6 ottobre nel paese del Golfo.

Lo ha dichiarato Amnesty International, che appena pochi giorni fa ha pubblicato un rapporto in cui denuncia che centinaia di lavoratori migranti sono ancora in attesa delle paghe dovute e dei risarcimenti.

Molte gare si svolgeranno a Doha, nello stadio Khalifa. Le precedenti ricerche di Amnesty International hanno rivelato il sistematico sfruttamento dei lavoratori impegnati nella costruzione dell’impianto, condizione facilitata dal sistema dello sponsor (“kafala”) che vincola il lavoratore al suo datore di lavoro.

Nonostante le promesse di migliorare i diritti dei lavoratori, le nostre ricerche dimostrano che troppi lavoratori in Qatar sono ancora alla mercé di datori di lavoro privi di scrupoli“, ha dichiarato Stephen Cockburn, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International.

Il tempo passa e i progressi sono veramente insufficienti: temiamo che i lavoratori migranti continueranno a subire violenza e sfruttamento se il Qatar non affronterà rapidamente il tema delle riforme“, ha aggiunto Cockburn.

Amnesty International non è necessariamente contraria allo svolgimento in Qatar dei campionati mondiali di atletica ma la sofferenza di coloro che hanno reso possibile l’organizzazione di questo evento non dev’essere oscurata“, ha sottolineato Cockburn.

In assenza di cambiamenti seri, le violazioni dei diritti umani continueranno a gettare un’ombra sullo svolgimento degli eventi sportivi in Qatar“, ha concluso Cockburn.

Ulteriori informazioni

In Qatar si trovano circa due milioni di lavoratori migranti ma questo paese non rispetta gli standard internazionali sul lavoro. Amnesty International ha ripetutamente chiesto alle autorità di abolire il sistema della “kafala”, che vincola per cinque anni il lavoratore al suo datore di lavoro e impedisce ad alcuni gruppi di lavoratori, come quelli impiegati nel settore delle pulizie, di lasciare il paese senza il permesso del datore di lavoro.

Nel suo recente rapporto, Amnesty International ha denunciato come dal marzo 2018 centinaia di migranti che lavoravano presso tre imprese di costruzioni e di pulizie abbiano rinunciato a ottenere giustizia e siano tornati nei rispettivi paesi di origine senza un euro in tasca.

Questo è avvenuto nonostante le autorità del Qatar, nell’ambito di una serie di riforme promesse in vista dei mondiali di calcio del 2022, abbiano istituito nuovi comitati che avrebbero dovuto risolvere rapidamente le controversie sul lavoro. Lo scorso anno questi comitati hanno ricevuto oltre 6000 denunce ma, alla fine dell’anno, nessuna era stata risolta.