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Con l’organizzazione dei mondiali di calcio del 2034 ormai affidata all’Arabia Saudita, unica candidata, la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa) deve garantire in maniera chiara e vincolante il suo impegno a proteggere i diritti umani. È quanto ha dichiarato la Sport & Rights Alliance (SRA), di cui Amnesty International è partner insieme a sindacati, rappresentanti dei tifosi, sindacati dei giocatori e altre organizzazioni per i diritti umani.
Il 4 ottobre, a sorpresa, il Consiglio Fifa ha annunciato che l’unica candidatura presa in considerazione per la Coppa del mondo del 2030 sarebbe stata quella di Marocco, Portogallo e Spagna, con un piccolo numero di partite da disputare in Argentina, Paraguay e Uruguay, che avevano precedentemente annunciato la loro intenzione di candidarsi per ospitare l’intero torneo.
Nella stessa occasione, la Fifa ha annunciato in modo inaspettato che il processo di candidatura per ospitare la Coppa del mondo del 2034 sarebbe iniziato immediatamente e che sarebbero state prese in considerazione solamente le candidature provenienti dall’Asia e dall’Oceania. Con un termine di soli 27 giorni concesso ai potenziali candidati per dichiarare la loro intenzione, l’Arabia Saudita è stata l’unica a presentare la candidatura.
È venuto meno un passaggio-chiave dell’intero processo. È proprio durante la fase di selezione delle candidature che la Fifa ha la reale opportunità di chiedere e ottenere impegni vincolanti per la protezione e il rispetto dei diritti dei lavoratori, per garantire la libertà d’espressione e prevenire eventuali discriminazioni.
Secondo linee guida pubblicate dalla Fifa, qualsiasi stato candidato ad ospitare i mondiali di calcio, deve impegnarsi a “rispettare i diritti umani come internazionalmente riconosciuti”. Se la Fifa applicasse pienamente la sua policy, le candidature considerate ad “alto rischio” verrebbero teoricamente rifiutate, o verrebbero concordati piani correttivi.
“La Fifa potrebbe aver segnato un autogol. La Federazione deve ora chiarire come si aspetta che gli ospitanti rispettino le sue politiche sui diritti umani. Deve essere pronta a interrompere qualsiasi processo, in vista della decisione definitiva, qualora si dovessero palesare gravi rischi per il rispetto dei diritti umani. Gli impegni sui diritti umani devono essere concordati con i candidati, prima che vengano prese decisioni finali sull’organizzazione dei tornei”, ha dichiarato Steve Cockburn, responsabile della giustizia economica e sociale di Amnesty International.
Il mancato impegno da parte della Fifa nel 2010 nel garantire protocolli chiari per il rispetto dei diritti umani quando assegnò la Coppa del mondo 2022 al Qatar, rappresenta un pericoloso precedente.
In qualità di coalizione globale di importanti Ong e sindacati, la Sport & Rights Alliance lavora per garantire che gli enti sportivi, i governi e gli altri attori interessati, diano vita a un mondo dello sport che protegga, rispetti e soddisfi gli standard internazionali in materia di diritti umani, diritti del lavoro, benessere dei minori, tutela e lotta alla corruzione.
Tra i partner della Sport & Rights Alliance ci sono: Amnesty International, The Army of Survivors, Committee to Protect Journalists, Football Supporters Europe, Human Rights Watch, ILGA World (The International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association), the International Trade Union Confederation, and World Players Association, UNI Global Union.