Mortalità materna in Sierra Leone

25 Settembre 2009

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Emergenza diritti umani in Sierra Leone: una donna su otto rischia di morire durante la gravidanza o il parto. Il nuovo rapporto della campagna ‘Io pretendo dignità’ di Amnesty International

CS118: 22/09/2009

 Alla vigilia del summit dei leader mondiali di New York, in cui si discuterà sull’aumento dei finanziamenti delle cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, la Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha lanciato oggi a Freetown, la capitale della Sierra Leone, una campagna per ridurre la mortalità materna nel paese africano.

Il rapporto presentato oggi, dal titolo ‘Fuori dalla portata: il costo della mortalità materna in Sierra Leone’, contiene dati e testimonianze personali che mostrano come le donne adulte e le ragazze spesso non siano in grado di accedere a cure mediche vitali perché sono troppo povere per pagarle. In Sierra Leone una donna su otto rischia di morire durante la gravidanza o il parto, uno dei più alti tassi di mortalità materna del mondo.

Migliaia di donne hanno emorragie mortali dopo il parto: la maggior parte di esse muore in casa, altre mentre cercano di raggiungere un ospedale in taxi, in motocicletta o a piedi. In Sierra Leone meno della metà dei parti sono assistiti da personale medico competente e neanche uno su cinque viene eseguito in strutture sanitarie.

Questi dati raccapriccianti testimoniano che la mortalità materna è un’emergenza dei diritti umani in Sierra Leone‘ – ha commentato Irene Khan. ‘Migliaia di donne adulte e ragazze muoiono perché viene negato loro il diritto alla vita e alla salute, nonostante il governo abbia promesso di fornire cure mediche gratuite a tutte le donne in gravidanza‘.

L’accesso alle cure nei Paesi in via di sviluppo sarà al centro dell’incontro che si terrà domani, mercoledì 23 settembre, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il primo ministro britannico Gordon Brown dovrebbe annunciare una serie di nuove misure finanziarie destinate a migliorare le cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelle relative alla salute infantile e materna. La Sierra Leone dovrebbe essere tra i paesi destinatari dei finanziamenti.

Questi ulteriori fondi, di cui in Sierra Leone c’è un disperato bisogno, non arriveranno alle donne e alle bambine che si trovano nelle zone più interne del paese e che rischiano la morte più di tutte. Le loro vite saranno salvate solo se il sistema sanitario sarà guidato in modo adeguato e se il governo sarà chiamato a rispondere del proprio operato‘ – ha sottolineato Khan.

I finanziamenti, da soli, non risolveranno il problema. La profonda discriminazione e il basso status sociale delle donne sono alla base della terribile tragedia della mortalità materna. La Sierra Leone è un paese in cui le bambine sono costrette ad accettare matrimoni precoci, vengono escluse dalla scuola e sono esposte alla violenza sessuale. I bisogni delle donne in termini di salute, ricevono scarsa considerazione da parte delle famiglie, dei leader delle comunità locali e del governo‘ – ha aggiunto Khan.

La visita della Segretaria generale di Amnesty International in Sierra Leone ha dato il via a una serie di azioni sul tema della mortalità materna. Nelle prossime settimane, un caravan percorrerà tutto il paese, per fornire informazioni e discutere sul tema della mortalità materna.

In Sierra Leone, Irene Khan ha avuto colloqui con la first lady Sia Koroma e altri rappresentanti del governo, ha visitato diverse strutture mediche e insediamenti abitativi precari e ha incontrato gruppi di donne per ascoltare la voce di coloro che vivono quotidianamente la realtà della mortalità materna.

Amnesty International ritiene che la povertà sia una questione di diritti umani e ha lanciato, nel maggio di quest’anno, una campagna dal titolo ‘Io pretendo dignità‘, per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. La mortalità materna è un tema-chiave della campagna, che mobiliterà persone di ogni parte del mondo per pretendere che i governi e le aziende ascoltino la voce di coloro che vivono in povertà e rispettino i loro diritti.

FINE DEL COMUNICATO                                      Roma, 22 settembre 2009
 
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