Morto in carcere, le autorità iraniane alla famiglia: “Niente autopsia o non restituiamo la salma”

13 Febbraio 2018

Foto di Sami Lotfi

Tempo di lettura stimato: 2'

L’11 febbraio il capo della procura di Teheran ha dichiarato che Kavous Seyed-Emani, ambientalista di nazionalità canadese e iraniana, si è suicidato dopo aver “confessato” e aver appreso che altri avevano reso dichiarazioni contro di lui.

Kavous Seyed-Emami era stato arrestato il 24 gennaio e immediatamente interrogato su presunte attività contro la sicurezza nazionale. Amnesty International lo aveva dichiarato prigioniero di coscienza.

Era detenuto nel carcere di Evin, dove i prigionieri sono costantemente sorvegliati e privati di ogni oggetto personale, il che rende assai improbabile la tesi che si sia suicidato.

Le autorità iraniane hanno annunciato l’intenzione di non restituire il corpo alla famiglia se questa non s’impegnerà a seppellirlo immediatamente senza condurre un’autopsia indipendente.

Per Amnesty International, queste dichiarazioni paiono frutto di una deliberata strategia per coprire ogni possibile prova di tortura e di assassinio.