Myanmar: assicurarsi che le persone detenute arbitrariamente non siano dimenticate

19 Settembre 2012

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La decisione presa dal governo di Myanmar il 17 settembre 2012 di rilasciare altri 514 prigionieri, inclusi i prigionieri di coscienza, è un positivo passo avanti verso la fine della detenzione arbitraria nel paese.

Amnesty International ritiene che vi siano ancora persone detenute in modo arbitrario e che è essenziale che non siano dimenticate. Rinnoviamo il nostro appello al governo affinché stabilisca con urgenza un meccanismo – con l’assistenza delle Nazioni Unite e la partecipazione della società civile – di revisione dei casi di tutti i prigionieri al fine di determinare il vero motivo del loro arresto.

Tra i rilasciati del 17 settembre ci sono alcuni cittadini stranieri e almeno 90 prigionieri politici, incluso Khin Kyi, detto anche Zin Min Aung, che Amnesty International ha riconosciuto come prigioniero di coscienza. Khin Kyi è un membro della Generation Wave, condannato nel 2008 a 15 anni di carcere per attività politiche non violente. È probabile che il numero dei prigionieri politici il cui rilascio è stato confermato  cresca nei prossimi giorni e nel corso delle prossime settimane.

L’amnistia presidenziale è stata concessa ai sensi dell’articolo 204(a) della costituzione e dell’articolo 401(1) del codice di procedura penale,  secondo una forma di libertà condizionale che permette alle autorità di arrestare di nuovo le persone, senza un mandato, affinché scontino il resto della pena qualora le autorità ritengano che queste non abbiano rispettato le condizioni del loro rilascio. Nelle amnistie passate e recenti alcuni prigionieri sono stati scarcerati a condizione di non impegnarsi più in attività politiche. Il governo deve assicurare che tutti i prigionieri rilasciati possano esercitare pienamente i loro diritti, inclusi quelli alla libertà di espressione, di riunione pacifica e di associazione.
A tutti coloro che sono stati detenuti solo per le loro attività non violente deve essere, inoltre, garantita la libertà di movimento nel paese e all’estero.

È altresì fondamentale che la commissione nazionale per i diritti umani di Myanmar apra indagini i tempestive, efficaci, indipendenti e imparziali, sulle accuse di tortura o altri maltrattamenti denunciati dai rilasciati. Quanti siano sospettati di aver commesso torture e altre violazioni dei diritti umani dovrebbero essere perseguiti secondo procedure in linea agli  standard internazionali per un equo processo. Le vittime e i sopravvissuti devono essere risarciti.