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I continui attacchi alla libertà di espressione, di associazione e di manifestazione pacifica compromettono, a giudizio di Amnesty International, lo svolgimento delle elezioni del 7 novembre, le prime convocate nel Myanmar da 20 anni.
Nel periodo precedente le elezioni, le autorità del paese hanno introdotto diverse nuove leggi e direttive per limitare ulteriormente la libertà di parola e di critica, impedire ai partiti politici di boicottare le elezioni e censurare gli appelli via Internet per chiedere il rilascio dei circa 2200 prigionieri politici detenuti nel paese.
Solo nel mese di settembre, la Commissione elettorale ha imposto il divieto di menzionare qualsiasi problema relativo ai diritti umani, comprese le questioni legate ai gruppi etnici; il governo ha ammonito la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi e il suo partito (la Lega nazionale per la democrazia, che aveva vinto le ultime elezioni del 1990) a non fare appelli in favore del boicottaggio; Ashin Okkanta, un monaco di etnia mon, è stato condannato a 15 anni di carcere per il possesso di volantini in cui si chiedeva il rilascio dei prigionieri politici; infine, 11 studenti sono stati arrestati per il possesso di volantini in cui si invitava la popolazione a non votare.
Amnesty International ha promosso un’azione per garantire il rispetto dei diritti umani del popolo birmano. Aggiungendo la propria foto si chiede a nove membri dell’ Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) di fare pressione su Myanmar affinché garantisca il rispetto delle libertà di espressione, associazione e manifestazione pacifica.