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Venerdì 17 gennaio il presidente cinese Xi Jinping inizierà una visita ufficiale di due giorni in Myanmar. Si tratta della prima volta in quasi 20 anni.
“Il governo del presidente Xi ha espresso il desiderio di contribuire a risolvere la situazione nello stato di Rakhine: un’affermazione benvenuta, sulla carta, ma la realtà è che il coinvolgimento della Cina non ha prodotto risultati positivi per la popolazione birmana“, ha dichiarato Nicholas Bequelin, direttore di Amnesty International per l’Asia.
“La Cina dovrebbe cessare di sfruttare la sua posizione di stato membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere gli alti ufficiali dell’esercito di Myanmar. Questo comportamento non ha fatto altro che rafforzare l’incessante campagna di violazioni dei diritti umani e crimini di guerra delle forze armate contro le minoranze etniche del paese“, ha aggiunto Bequelin.
“Quasi un milione di rohingya languono nei campi rifugiati del Bangladesh e i 600.000 rimasti in Myanmar continuano a vivere in condizioni terribili equiparabili all’apartheid. Se non spingerà le autorità di Myanmar ad assicurare giustizia e a ripristinare i diritti dei rohingya, il ruolo della Cina rimarrà inefficace, se non addirittura controproducente“, ha sottolineato Bequelin.
Il presidente Xi incontrerà la consigliera di stato e leader di fatto di Myanmar Aung San Suu Kyi e il comandante in capo delle forze armate, il generale Min Aung Hlaing.
“Nel corso della visita di Xi dovrebbero essere firmati importanti accordi economici e sulle infrastrutture ma sui loro contenuti c’è totale mancanza di trasparenza. Gli investimenti nelle infrastrutture possono contribuire a innalzare il livello di vita e a realizzare i diritti umani attraverso il miglioramento dell’accesso ai servizi di base e all’impiego. Ma ciò non produrrà benefici se coloro che potrebbero pagare il prezzo più alto – le comunità le cui abitazioni, i cui beni di sussistenza e la cui salute potrebbero essere a rischio – non saranno consultati prima dell’avvio dei progetti infrastrutturali. Diritti, trasparenza e consultazione dovrebbero essere i cardini di tali progetti“, ha concluso Bequelin.