Myanmar: la riduzione delle condanne non basta

27 Maggio 2011

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L’annuncio, il 16 maggio, da parte del governo di Myanmar, della riduzione di un anno delle condanne a pena detentiva e della commutazione in ergastolo di tutte le condanne a morte è stato giudicato da Amnesty International un gesto positivo ma ampiamente insufficiente.

L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato il governo di Myanmar a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri di coscienza e a introdurre una moratoria sulle esecuzioni in vista della completa abolizione della pena di morte che, nonostante le continue condanne, non viene applicata di fatto dal 1988.

I prigionieri politici sono oltre 2200. Molti di essi sono stati sottoposti a torture e altre pene crudeli, disumane e degradanti. Sono detenuti in condizioni deprecabili, senza cure mediche adeguate e a enormi distanze dalle loro famiglie.

Da decenni, sottolinea Amnesty International, le autorità di Myanmar ricorrono alla detenzione per ridurre al silenzio ogni forma di opposizione, cercando di blandire la comunità internazionale mediante riduzioni di pena e limitate amnistie periodiche.

 

Firma l’appello per Su Su Nway, che sta scontando otto anni e sei mesi di carcere per aver esposto uno striscione antigovernativo.

Leggi il post ‘Su Su Nway e i 2200 prigionieri politici in Birmania’ sul blog ‘Le persone e la dignità’ di Amnesty e Corriere della Sera.