© Andrew Stanbridge / Amnesty International
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Il 10 gennaio l’esercito di Myanmar ha ammesso che soldati e vigilantes hanno catturato e ucciso in modo sommario 10 rohingya e si sono disfatti dei loro corpi in una fossa comune ai margini del villaggio di Inn Din, nei pressi della città di Maungdaw, nello stato di Rakhine.
“Questa macabra ammissione costituisce una profonda presa di distanza rispetto alla politica sin qui seguita dall’esercito di Myanmar di negare ogni responsabilità. Si tratta tuttavia solo della punta dell’iceberg. Ora occorrono indagini serie e indipendenti sulle atrocità commesse nel corso della campagna di pulizia etnica che, dall’agosto 2017, ha costretto oltre 655.000 rohingya a fuggire dallo stato di Rakhine”, ha dichiarato James Gomez, direttore per l’Asia sudorientale e il Pacifico di Amnesty International.
“La giustificazione contenuta nell’ammissione, ossia che i soldati presenti nel villaggio erano stati richiamati altrove e non sapevano cosa fare dei 10 uomini arrestati, è sconvolgente e testimonia un inconcepibile disprezzo per la vita umana”, ha proseguito Gomez.
“Amnesty International e altri hanno presentato prove schiaccianti sugli omicidi e gli stupri dei rohingya e sui roghi dei loro villaggi che vanno ben oltre quanto accaduto a Inn Din. Si tratta di crimini contro l’umanità i cui responsabili devono essere portati di fronte alla giustizia”, ha sottolineato Gomez.
“La reale dimensione delle violazioni e dei crimini commessi contro i rohingya e altre minoranze di Myanmar resterà sconosciuta fino a quando alla Missione di accertamento dei fatti delle Nazioni Unite e ad altri osservatori indipendenti non verrà consentito pieno accesso in Myanmar, soprattutto nello stato di Rakhine”, ha aggiunto Gomez.
Ulteriori informazioni
Le forze armate di Myanmar hanno più volte cercato di negare le loro responsabilità per i crimini contro l’umanità commessi contro i rohingya nel nord dello stato di Rakhine.
Le ricerche di Amnesty hanno evidenziato come, dalla fine di agosto del 2017, le forze di sicurezza di Myanmar abbiano lanciato una campagna mirata di violenze contro la popolazione rohingya, fatta di uccisioni di massa di uomini, donne e bambini, stupri e altre forme di violenza sessuale contro donne e ragazze, impiego di mine anti-persona e incendi di interi villaggi.
Questa campagna si colloca nel contesto del regime di apartheid imposto dalle autorità da lungo tempo nei confronti dei rohingya.
Le immagini satellitari commissionate da Amnesty International hanno rivelato che nel villaggio di Inn Din solo le abitazioni dei rohingya sono state distrutte dalle fiamme mentre le altre sono state lasciate intatte.
In un rapporto dell’ottobre 2017, Amnesty International ha pubblicato numerose testimonianze di rohingya di Inn Din che hanno raccontato come, alla fine di agosto, militari e gruppi di vigilantes abbiano fatto irruzione nel villaggio saccheggiando e incendiando abitazioni e uccidendo i rohingya in fuga, soprattutto uomini. L’organizzazione per i diritti umani non è stata in grado di determinare il numero degli abitanti del villaggio uccisi.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 11 gennaio 2018
Per firmare l’appello in favore dei rohingya:
https://www.amnesty.it/appelli/myanmar-centinaia-rohingya-ancora-dispersi/
Per interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
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