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In una nuova scioccante ricerca pubblicata il 20 luglio, Amnesty International ha accusato le forze armate di Myanmar di crimini di guerra attraverso il massiccio uso di mine antipersona all’interno di almeno 20 villaggi e nei loro dintorni dello stato di Kayah, dove nel maggio 2021 si è riacceso il conflitto tra l’esercito birmano e i gruppi armati dell’etnia karenni.
Le mine antipersona sono armi inerentemente indiscriminate e vietate a livello internazionale. Oltre a causare morti e feriti nell’immediato, la loro presenza sul terreno come ordigni inesplosi può avere effetti nel lungo periodo: non solo fare nuove vittime ma rendere impossibili allevamenti e coltivazioni.
Ma dei divieti del diritto internazionale, nel caso specifico un Trattato del 1997 cui hanno aderito 164 stati, le forze armate che hanno preso il potere in Myanmar il 1° febbraio 2021 hanno dato più volte prova di infischiarsene. Secondo Landmine Monitor, nel 2020-21 Myanmar è stato l’unico stato al mondo le cui forze armate hanno usato le mine antipersona.
Per aggirare gli ovvi divieti di esportare armi proibite, l’esercito di Myanmar se le produce in casa. Le più usate sono le M-14 e le MM-2, queste ultime di maggiore potenza dato che possono esplodere all’altezza del ginocchio e anche altrove, causando mutilazioni e anche la morte per dissanguamento.