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Amnesty International ha reso noti i risultati di una sua ricerca sulle aziende coinvolte nella fornitura di carburante aereo alle forze armate di Myanmar, sollecitando la comunità internazionale a impedire che ciò accada nuovamente.
La ricerca, contenuta nel rapporto “Cargo mortali: la catena di forniture che alimenta i crimini di guerra in Myanmar”, illustra dettagliatamente come le forniture di carburante aereo, dal lontano porto di partenza, giungano attraverso una serie di passaggi alle forze armate di Myanmar, al potere dal colpo di stato del febbraio 2021 e responsabili di attacchi aerei mortali contro la popolazione civile.
“Questi attacchi hanno devastato famiglie, terrorizzato civili, ucciso e ferito. Se gli aerei non vengono riforniti di carburante, non possono prendere il volo e compiere massacri. Oggi chiediamo ai fornitori, alle agenzie di navigazione, ai proprietari delle navi e alle assicurazioni marittime di uscire dalla catena di forniture di cui beneficia l’aviazione di Myanmar”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“Non esiste alcuna giustificazione per prendere parte alla fornitura di carburante aereo a un esercito che disprezza in modo evidente i diritti umani ed è stato ripetutamente accusato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto Callamard.
La ricerca di Amnesty International è stata condotta insieme a Justice for Myanmar e con l’appoggio di altri gruppi della società civile come Burma Campaign UK. Si basa su un’ampia serie di fonti, tra cui documenti interni aziendali diventati pubblici, registri aziendali, dati sulla navigazione, immagini satellitari, informazioni pubbliche, interviste esclusive a disertori delle forze armate di Myanmar e fonti vicine all’azienda Puma Energy.
La ricerca riporta anche testimonianze di sopravvissuti ad attacchi aerei, le cui vittime fanno parte degli oltre 2300 civili uccisi dai militari di Myanmar dal colpo di stato del febbraio 2021.
Dal 2015 la principale azienda coinvolta nell’acquisizione, nell’immagazzinamento e nella distribuzione di carburante aereo in Myanmar è Puma Energy, di cui è proprietario di maggioranza il gigante del trasporto globale di merci Trafigura.
Puma Energy opera in Myanmar attraverso la sussidiaria Puma Energy Asia Sun (Peas) in joint venture con National Energy Puma Aviation Services (Nepas). Puma Energy ha dichiarato che, dal febbraio 2021 e fino al 5 ottobre 2022, si è limitata a fornire carburante aereo a uso civile. La ricerca di Amnesty International dimostra il contrario.
Il carburante aereo Jet A-1 entra in Myanmar soprattutto dal terminal del porto di Thilawa, nella capitale commerciale Yangon, gestito dalla Peas. Dal febbraio 2021 alla metà del settembre 2022 Amnesty International ha verificato otto diversi attracchi di navi che hanno scaricato carburante aereo.
Il carburante viene poi trasportato da autocisterne fino a depositi della Nepas e alle basi aeree dell’esercito di Myanmar. Sulla base dei dati ottenuti dal dicembre 2021 all’agosto 2022, alcuni depositi della Nepas sono in rapporto con basi aeree militari, il che implica che l’uso civile e quello militare del carburante aereo sono inestricabilmente collegati. Facilitando l’accesso delle forze armate di Myanmar al carburante aereo, Puma Energy ha contribuito alle loro violazioni dei diritti umani.
La stessa Puma Energy ha ammesso ad Amnesty International di “essere venuta a conoscenza di denunce secondo le quali i militari pretendevano carburante in alcune strutture aeroportuali della Nepas. Queste denunce hanno compromesso la nostra fiducia sulla capacità della Nepas di far valere i controlli che erano stati posti in essere”.
Il 26 settembre 2022 Amnesty International ha presentato a Puma Energy le prove contenute nella sua ricerca. Dieci giorni dopo l’azienda ha annunciato che stava lasciando Myanmar e vendendo le sue attività economiche nel paese.
“Apprezziamo la decisione della Puma Energy di lasciare Myanmar ma l’annuncio della vendita a una non specificata ‘azienda privata locale’ fa sorgere nuove preoccupazioni sulla mancanza di responsabilità e trasparenza nella fine delle sue attività in Myanmar e sul non aver impedito che le sue infrastrutture finiscano nelle mani delle forze armate del paese”, ha commentato Montse Ferrer, ricercatrice del programma Imprese e diritti umani di Amnesty International.
“Puma Energy deve lasciare Myanmar in modo responsabile e contribuire a rimediare a ogni danno causato, iniziando a consultare i rappresentanti delle comunità di Myanmar vittime di attacchi aerei illegali con l’obiettivo di trovare misure adeguate di riparazione”, ha aggiunto Ferrer.
Oltre alla Puma Energy, altre aziende hanno un ruolo significativo nella fornitura di carburante aereo alle forze armate di Myanmar e sono dunque collegate allo stesso modo alle violazioni dei diritti umani.
Tra il febbraio 2021 e il 17 settembre 2022 almeno sette petroliere hanno effettuato otto scarichi di carburante aereo al terminale di Thilawa.
Amnesty International è riuscita a confermare le date e i fornitori di quattro carichi: della Singapore Petroleum Company, di proprietà di PetroChina (dicembre 2021), della russa Rosneft (dicembre 2021), della Chevron Singapore (febbraio 2022) e della Thai Oil (giugno 2022). Un quinto attracco, nel giugno 2022, è legato alla ExxonMobil. Documenti ottenuti da Amnesty International dimostrano che le forniture di Thai Oil e Singapore Petroleum Company erano destinate all’uso da parte dell’aviazione di Myanmar.
Rappresentanti di Rosneft, Chevron e Thai Oil hanno dichiarato ad Amnesty International di aver ricevuto assicurazioni che le loro forniture sarebbero state destinate unicamente a uso civile. PetroChina, proprietaria della Singapore Petroleum Company, non ha risposto alla richiesta di commenti. Thai Oil ha aggiunto che avrebbe sospeso la fornitura di carburante aereo Jet A-1 fino a quando non sarebbero venute meno “tali preoccupazioni”.
“Ogni azienda che applica due diligence in materia di diritti umani dovrebbe rendesti conto che vendere carburante aereo a un cliente che si trova in uno stato governato da militari che vantano un record terribile di violazioni dei diritti umani pone come minimo rischi elevati”, ha sottolineato Ferrer.
La Pan Ocean, azienda proprietaria di navi della Corea del Sud, e la compagnia di navigazione norvegese Wilhelmsen sono state coinvolte in forniture di carburante aereo. La Pan Ocean non ha risposto alla richiesta di commenti da parte di Amnesty International. La Wilhelmsen ha dichiarato di aver ritenuto che le forniture fossero per uso civile ma aggiunto di aver “immediatamente sospeso le forniture di servizi di qualunque tipo a proprietari di navi o di cargo che scaricano carburante aereo Jet A-1 nei porti di Myanmar”.
Nel corso della sua ricerca Amnesty International ha documentato 16 attacchi aerei illegali, che hanno avuto luogo tra marzo 2021 e agosto 2022 negli stati di Kayah, Kayin e Chin e nella regione di Sagaing. Per di più, in due di questi attacchi, l’esercito di Myanmar ha usato bombe a grappolo, vietate dal diritto internazionale in quanto intrinsecamente indiscriminate. Quattro basi aeree – Hmawbi, Magway, Tada-U e Taungoo – sono risultate collegate a questi crimini di guerra.
Gli attacchi aerei documentati da Amnesty International hanno causato la morte di almeno 15 civili, il ferimento di almeno altri 36 e la distruzione di abitazioni, luoghi di culto, scuole, strutture mediche e un campo per persone sfollate. Nella maggior parte di questi casi, sul luogo e al momento dell’attacco erano presenti solo civili.
Maria e Caroline, due sorelle di 15 e 12 anni, sono rimaste uccise nell’attacco aereo notturno del 17 gennaio 2022 contro il campo per persone sfollate di Ree Khee Bu, nello stato di Kayah. Questo è il racconto del padre, Kaw Reh, arrivato la mattina sul luogo dell’attacco dopo aver trascorso la notte in un altro villaggio:
“Hanno portato i corpi nella chiesa. Tutto ciò che possedevamo era andato distrutto dalle schegge o dato alle fiamme dagli altri abitanti perché c’erano sangue e organi umani ovunque”.
Nel luglio 2022 due ricercatori di Amnesty International hanno visitato il luogo dell’attacco e osservato i crateri provocati dalle bombe e gli altri danni. Data l’assenza di combattenti o di altri obiettivi militari al momento dell’attacco, questo è parso diretto contro i civili e dunque un crimine di guerra.
“La fornitura di carburante aereo da parte di varie aziende è essenziale per compiere orribili attacchi del genere. È giunto il momento di interrompere la catena di forniture di carburante aereo alle forze armate di Myanmar una volta per tutte”, ha concluso Ferrer.