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Amnesty International ha diffuso oggi nuove prove di attacchi indiscriminati contro la popolazione civile dello stato di Rakhine, nel nord di Myanmar, dove è in corso un conflitto armato tra l’esercito e il gruppo Arakan Army.
Le prove si basano su testimonianze oculari, fotografie, video, immagini satellitari, articoli di stampa e dichiarazioni di fonti della società civile locale.
Tra le nuove prove c’è la conferma dell’uso di mine antipersona che hanno causato morti e feriti e dell’incendio di un intero villaggio, nella zona centrale dello stato di Rakhine, all’inizio di settembre, così come di quello di oltre 120 abitazioni di altri due villaggi nella stessa zona. I dati registrati dal satellite il 3 settembre hanno confermato anomalie termiche.
L’organizzazione per i diritti umani ha anche notato l’aumentata presenza dei militari lungo il confine tra Myanmar e Bangladesh e ha appreso con preoccupazione da fonti di stampa che l’esercito sta utilizzando bambini rohingya come facchini in zone dove sono in atto forti scontri armati.
Secondo un gruppo della società civile, dal dicembre 2018 i conflitti in corso negli stati di Rakhine e di Chin hanno causato 289 morti e 641 feriti tra la popolazione civile. Questo dato non può essere verificato in modo indipendente, a causa dei ripetuti blackout di Internet e della censura contro la stampa. Tuttavia, nel luglio 2020 Amnesty International è stata in grado di confermare che l’esercito di Myanmar ha attaccato e bombardato obiettivi civili.
La stessa Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha parlato il 14 settembre di “possibili crimini di guerra o persino crimini contro l’umanità“.
Secondo l’Ufficio di coordinamento delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, tra gennaio 2019 e settembre 2020 il conflitto ha causato lo sfollamento di quasi 90.000 persone, che sono andate ad aggiungersi agli oltre 130.000 rohingya sfollati interni dal 2012. Altre centinaia di migliaia di rohingya si trovano in Bangladesh.
Alla luce di queste nuove prove, Amnesty International è tornata a sollecitare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a deferire la situazione di Myanmar al Tribunale penale internazionale.