Naufragio nel Mediterraneo: c’è bisogno urgente di percorsi legali e sicuri verso l’Europa

5 Agosto 2015

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Dopo l’ultimo naufragio nel Mediterraneo, avvenuto il 5 agosto, nel quale sono morte almeno 25 persone ma si teme il numero possa essere maggiore, Amnesty International ha nuovamente sollecitato i governi europei a fare di più per garantire percorsi legali e sicuri verso l’Unione europea a coloro che necessitano di protezione, evitando così che in migliaia rischino di perdere la vita in mare. Il 5 agosto un peschereccio partito dal porto libico di Zuwara con 600 persone a bordo si è capovolto a poco più di 20 miglia dalla partenza. Le operazioni di soccorso, cui hanno preso parte navi di vari paesi così come di Medici senza frontiere e di Migrant Offshore Aid Station, hanno per il momento tratto in salvo oltre 373 persone.

Migliaia di persone continuano a cercare di attraversare il Mediterraneo centrale praticamente ogni settimana per cercare salvezza e una vita migliore in Europa. Dunque, questi incidenti mortali in mare sono destinati a rimanere una tragica realtà se i governo europei non porranno in essere percorsi legali e sicuri per coloro che hanno bisogno di protezione, riducendo in questo modo il numero delle persone che intraprendono viaggi pericolosi via mare‘ – ha dichiarato Denis Krivosheev, vicedirettore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Quello del 5 agosto è il primo naufragio mortale di grandi dimensioni da quando, ad aprile, l’Unione europea ha deciso di rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Queste operazioni avevano favorito una significativa diminuzione del numero, senza precedenti, di morti in mare registrato nei primi mesi dell’anno.

Amnesty International continua a sollecitare un maggiore impegno per reinsediare i rifugiati, favorire un più ampio ingresso in Europa attraverso i visti umanitari e le riunificazioni familiari e porre fine alle restrizioni alla libertà di movimento per i richiedenti asilo le cui domande sono state accolte.

Intanto, fino a quando migranti e rifugiati avranno a disposizione solo traversate pericolose per raggiungere l’Europa, è indispensabile che ai soccorsi in mare sia data la massima priorità. Le operazioni umanitarie lanciate dai governi europei dopo i naufragi di aprile, in cui oltre 1200 persone erano morte o scomparse in mare, devono proseguire in modo efficace e con risorse adeguate‘ – ha aggiunto Krivosheev.

Il giorno prima dell’ultimo naufragio, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni aveva denunciato che 2000 migranti e richiedenti asilo erano già morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno.

Dal 1° gennaio, circa 98.000 rifugiati e migranti sono giunti in Italia via mare.

FINE DEL COMUNICATO                     Roma, 5 agosto 2015

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