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Amnesty International ha accolto con soddisfazione l’adozione del Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali da parte del III Comitato dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 18 novembre 2008 a New York.
‘A molte delle persone che hanno sofferto violazioni dei loro diritti, come quello a un alloggio adeguato, al cibo, all’acqua e a condizioni igieniche adeguate, alla salute, all’educazione e a un lavoro dignitoso, sono stati negati la capacità e il potere necessari per chiamare i responsabili a rispondere di queste violazioni‘ – ha dichiarato Amnesty International. ‘La decisione del III Comitato dà a queste persone, che non avrebbero accesso alla giustizia nel loro paese, la possibilità di sottoporre una denuncia al Comitato sui diritti economici, culturali e sociali delle Nazioni Unite‘.
Il Protocollo opzionale, presentato dal Portogallo al III Comitato e approvato per consenso, è stato sponsorizzato da altri 52 Stati di tutte le parti del mondo. Dovrà essere presentato per l’approvazione finale dell’Assemblea generale nella sessione plenaria del 10 dicembre, in occasione del 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani.
‘Questo momento storico aiuterà a correggere la disparità tra i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali, che ha negato, in particolare ai gruppi emarginati e a coloro che vivono in povertà, la possibilità di chiedere rimedi efficaci quando i loro diritti umani vengono violati‘ – ha dichiarato Amnesty International.
‘Il Protocollo opzionale è uno strumento importante per attuare la dichiarazione fatta 15 anni fa in occasione della Conferenza mondiale di Vienna sui diritti umani che affermava ‘tutti i diritti umani sono universali, indivisibili, interdipendenti e correlati. La comunità internazionale deve considerare i diritti umani nella loro globalità in modo giusto ed eguale e sulle stesse basi, riservando a tutti la stessa enfasi ‘ ‘ – ha concluso Amnesty International.
Come è possibile cambiare le cose © Amnesty International