Protest in Nicaragua 18-04-2018
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Nicaragua, Amnesty International: nonostante i numerosi tentativi di dialogo, in aumento violenza e repressione di stato
Il Nicaragua rimane avviluppato in un continuo ciclo di violenza, nonostante i numerosi tentativi di dialogo promossi dalla società civile e le richieste delle organizzazioni internazionali di porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani commesse dallo stato e dai gruppi affiliati.
Lo ha dichiarato Amnesty International, che continua a monitorare e a denunciare la grave crisi dei diritti umani in corso nel paese e che è in grado di confermare che nelle ultime settimane la repressione e la violenza di stato sono aumentate.
Secondo il Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh), il numero delle persone assassinate, per lo più ad opera della polizia e dei gruppi armati filo-governativi, è salito a oltre 190. Proseguono le intimidazioni nei confronti dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani, così come le restrizioni all’accesso al diritto alla salute dei manifestanti feriti.
“L’aumento, negli ultimi giorni, della violenza e degli attacchi contro i civili da parte di funzionari del governo del Nicaragua e dei gruppi armati filo-governativi che agiscono con l’acquiescenza delle autorità evidenziano la mancanza di sincerità del presidente Ortega e l’assenza di volontà nell’impegnarsi per risolvere la crisi in modo pacifico”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
“Il governo di Managua non può continuare a invocare il dialogo e allo stesso tempo commettere gravi violazioni dei diritti umani e crimini di diritto internazionale, evitando di prendere le misure che sarebbero in suo potere per fermare la violenza”, ha proseguito Guevara-Rosas.
Amnesty International ha denunciato anche l’aumento del numero delle persone private della loro libertà ad opera di gruppi privati, mentre proseguono gli arresti arbitrati da parte delle forze di sicurezza ufficiali nel contesto delle proteste. Circa 70 persone sarebbero in stato di detenzione in violazione degli standard internazionali. Oltre 2100 persone si stima siano state ferite, mentre numerosi edifici pubblici e privati sono stati dati alle fiamme.
Secondo informazioni aggiornate al 19 giugno, due mesi dopo l’inizio della repressione, almeno tre persone sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali ad opera della Polizia nazionale e di gruppi armati filo-governativi e almeno 30 sono stati i feriti nelle città di Masaya e Ticuantepe.
Nel corso delle proteste dell’ultimo fine-settimana almeno 10 persone hanno perso la vita, otto delle quali uccise da gruppi armati filo-governativi e dalla Polizia nazionale. Sei delle persone uccise appartenevano a una stessa famiglia, la cui casa è stata data alle fiamme nella capitale Managua: tra le vittime un neonato di otto mesi e una bambina di due anni. Diversi testimoni e un sopravvissuto hanno dichiarato che l’incendio è stato appiccato dalla polizia e da gruppi armati filo-governativi.
Granada, Nagarote, Bilwi, Jinotega e Nindirí si sono aggiunte alla lista delle città in cui sono state uccise persone ad opera di terze parti e dove si sono registrati ferimenti ed esecuzioni extragiudiziali ad opera delle forze di sicurezza e dei gruppi armati filo-governativi.
Inoltre, Amnesty International ha ricevuto notizie di azioni senza precedenti come il sorvolo di aerei leggeri sulla città di Jinotepe e su alcuni quartieri di Managua, da cui è stato lanciato un insetticida alla cipermetrina (che causa vomito, stordimento e vertigini negli esseri umani) contro i manifestanti, così come l’uso di veicoli del ministero della Sanità e il possibile uso di veicoli camuffati da ambulanze della Croce rossa – come la stessa organizzazione ha denunciato in una conferenza stampa – per trasportare gruppi armati filo-governativi.
Secondo informazioni ricevute dal personale dell’ospedale Bautista di Managua, nelle ultime settimane il numero delle persone curate per ferite da armi da fuoco è aumentato mentre è quasi pari a zero quello delle persone ricoverate perché colpite da proiettili di gomma. Amnesty International ritiene che l’intenzionale strategia dello stato di usare la forza letale, denunciata nel suo ultimo rapporto “Sparare per uccidere“, sia stata applicata ancora di più.
Il governo del presidente Ortega deve immediatamente ordinare la fine della repressione, ordinare alla Polizia nazionale e ai reparti antisommossa di aderire rigorosamente agli standard internazionali sul legittimo uso della forza e smantellare i gruppi armati filo-governativi. Inoltre, è fondamentale che il Nicaragua rispetti gli standard internazionali sulla protezione dei diritti umani senza alcuna distinzione e prenda provvedimenti per porre termine alla violenza.
Amnesty International chiede l’immediato intervento del Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti affinché svolgano un’indagine approfondita sulla violenza e sulle gravi violazioni dei diritti umani in corso dal 18 aprile.
Inoltre, Amnesty International considera fondamentale l’ingresso privo di ostacoli nel paese per le organizzazioni internazionali e chiede al governo di garantire pieno accesso all’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani, che ha recentemente ottenuto il permesso di visitare il paese, in modo che possa svolgere liberamente le sue attività di documentazione sulle violazioni dei diritti umani.
Oggi, 22 giugno, la Commissione interamericana sui diritti umani sottoporrà al Consiglio permanente dell’Organizzazione degli stati americani (Osa) il suo rapporto finale sulla recente visita in Nicaragua e sulle gravi violazioni dei diritti umani che ha documentato. Questa è un’opportunità per gli stati membri dell’Osa di ribadire la ferma posizione regionale di condanna per le violazioni dei diritti umani e per le responsabilità dello stato nicaraguense.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 22 giugno 2018
Il rapporto “Sparare per uccidere. La strategia per sopprimere le proteste in Nicaragua“.
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