Nigeria, dati non credibili sulle perdite di petrolio

25 Agosto 2010

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Amnesty International ha chiesto alle Nazioni Unite di non utilizzare i dati sulle perdite di petrolio in Nigeria resi pubblici da un funzionario del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Unep).

Secondo il funzionario, la fuoriuscita di petrolio nello stato nigeriano dell’Ogoniland dipenderebbe al 90 per cento da sabotaggio e attività criminali e solo per il 10 per cento da difetti degli impianti e negligenza da parte delle compagnie petrolifere, tra cui la Shell.

Amnesty International contesta questi dati, la cui fonte sono le agenzie statali nigeriane che, nel corso delle inchieste sulle perdite di petrolio, vengono fortemente condizionate dalle compagnie.

Basarsi su questi dati significherebbe formarsi un giudizio errato, con ricadute potenzialmente significative sulla vita delle persone del Delta del Niger‘ – ha dichiarato Audrey Gaughran di Amnesty International. ‘L’Unep deve sapere che questi dati vengono contestati da anni dalle organizzazioni ambientaliste e dalle comunità locali e mancano completamente di credibilità‘.

La popolazione del Delta del Niger viene ingannata e privata della giustizia da anni. Il tema delle perdite di petrolio è serio. Se l’Unep vuole prendere una posizione sulle sue cause, deve farlo solo sulla base di prove credibili e non di dati che sono una fonte di conflitto‘.

In un rapporto diffuso nel giugno 2009 sull’impatto dell’inquinamento petrolifero sui diritti umani, Amnesty International aveva affermato che le procedure d’indagine sulle perdite di petrolio erano  completamente prive d’indipendenza e non erano in grado di determinare quanto le perdite dipendessero da sabotaggio e quanto dai difetti degli impianti. Secondo il rapporto, in molti casi le compagnie influenzavano in modo significativo i risultati delle indagini. Venivano citati esempi di casi in cui la Shell aveva sostenuto che a causare una perdita era stato il sabotaggio, quando ulteriori indagini o sentenze stabilivano il contrario.

Amnesty International chiede una supervisione indipendente sulle attività delle imprese petrolifere nel Delta del Niger e la diffusione di ogni informazione utile sulle cause dell’inquinamento da petrolio.

Tra il 1989 e il 1994 la stessa Shell aveva affermato che solo il 28 per cento delle perdite di petrolio nel Delta del Niger era imputabile a sabotaggio. Ora, sostiene che la percentuale sia salita al 90 per cento. Amnesty International ha chiesto più volte alla Shell di fornire prove al riguardo, ma la compagnia petrolifera non è stata in grado di farlo.

Il sabotaggio e gli atti vandalici costituiscono un serio problema. Ma non c’è alcuna prova a sostegno dei dati forniti dalle imprese petrolifere e dalle agenzie governative nigeriane‘ – ha concluso Gaughran.