Nigeria: evitare repressione delle manifestazioni per il Biafra

30 Maggio 2017

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In occasione del 30 maggio, che quest’anno segna 50 anni dalla fine della guerra del Biafra, Amnesty International ha sollecitato le forze di sicurezza della Nigeria a evitare di ripetere il bagno di sangue del 2016, quando la repressione delle proteste provocò oltre 60 morti.

L’irresponsabile modalità di controllare le manifestazioni pro-Biafra ha causato oltre 150 morti dall’agosto 2015, cui vanno aggiunti i casi di sparizione forzata e di detenzione illegale“, ha dichiarato Osai Ojigho, direttore di Amnesty International Nigeria.

Il 29 e 30 maggio 2016 i soldati aprirono il fuoco più volte contro le persone che prendevano parte alle manifestazioni del Giorno del Biafra. Le ricerche svolte da Amnesty International su quanto accaduto a Onitsha, nello stato di Anambra, hanno portato alla conclusione che almeno 60 persone furono vittime di esecuzioni extragiudiziali e altre 70 rimasero ferite. Il numero effettivo potrebbe essere assai più alto.

Nonostante le schiaccianti prove dell’uso di proiettili veri con scarso o nullo avviso alla folla di disperdersi, nessun appartenente alle forze di sicurezza nigeriane è stato portato di fronte alla giustizia“, ha commentato Ojigho.
Pubblicando le sue conclusioni, nel novembre 2016 Amnesty International aveva fatto presente alle autorità nigeriane che le violenze in occasione delle manifestazioni per il Biafra erano state principalmente dovute al massiccio dispiegamento di soldati, oltretutto privi di formazione specifica sulla gestione dell’ordine pubblico e inclini a usare la forza letale.

In vista della ricorrenza del 30 maggio desta particolare preoccupazione l’arresto, il 22 maggio, di oltre 100 membri del Movimento per lo stato sovrano del Biafra e del Movimento indipendente del Biafra negli stati di Enugu, Ebonyi e Rivers.
Amnesty International chiede il rilascio immediato e senza condizioni di tutti coloro che sono stati arrestati per aver espresso in modo pacifico le loro idee politiche o aver esercitato il loro diritto di manifestazione pacifica.