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Il 4 maggio è stato notificato un atto di citazione nei confronti di Eni dalla comunità di Ikebiri, dello stato di Bayelsa, in Nigeria. La comunità, sostenuta dall’Associazione Friends of the Earth Europe e da Environmental Rights Action/FoE Nigeria, ha fatto causa alla compagnia petrolifera Eni, che in Nigeria opera attraverso la sua sussidiaria Nigerian Agip Oil Company (Naoc), per una fuoriuscita di petrolio risalente al 2010.
Il 5 aprile 2010, un oleodotto gestito dalla Naoc è esploso a 250 metri da un torrente a nord della comunità Ikebiri. La fuoriuscita di petrolio si è riversata nel torrente, e nell’ambiente circostante danneggiando il sostentamento della comunità locale. La comunità chiede due milioni di euro a titolo di risarcimento, ma soprattutto la bonifica dell’area devastata dall’incidente.
Anni di ricerche da parte di Amnesty International nel delta del Niger, hanno messo in rilievo l’impatto delle operazioni condotte da Eni e dalle altre compagnie petrolifere, tra cui violazioni del diritto a una qualità della vita adeguata, del diritto all’acqua, del diritto alla salute e mancato accesso alla giustizia da parte della popolazione. Secondo il Programma sull’ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) la completa bonifica del territorio dell’Ogoniland richiederà oltre 30 anni.
Dal 2009, Amnesty International ha condotto campagne per chiedere a Eni e alle altre aziende petrolifere che operano in Nigeria di rendere note le informazioni sull’impatto delle operazioni sull’ambiente e sui diritti umani e di attuare la due diligence nelle loro operazioni per identificare, prevenire e mitigare rischi di violazioni di diritti fondamentali.
Amnesty International segue con attenzione il processo, anche con riguardo all’affermazione delle eventuali responsabilità dell’azienda madre per le azioni commesse dalla sua controllata in Nigeria, Naoc.