Nigeria, la Shell dice il falso sulle fuoriuscite di petrolio

6 Novembre 2013

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Amnesty International e il Centro per l’ambiente, i diritti umani e lo sviluppo (Cehrd) hanno dichiarato che la Shell ha manipolato le indagini sulle fuoriuscite di petrolio in Nigeria e che le affermazioni della compagnia petrolifera sull’inquinamento da petrolio nel paese sono profondamente sospette e spesso non veritiere.

Un nuovo rapporto reso pubblico oggi rivela casi concreti in cui la Shell ha erroneamente riferito sulle cause delle fuoriuscite, sulla loro quantità o livello e sull’adeguatezza delle misure di bonifica.

‘La Shell è in malafede per quanto riguarda la devastazione provocata dalle sue attività nel Delta del fiume Niger. Le nuove prove rivelano che le informazioni fornite dalla compagnia sulle fuoriuscite di petrolio non possono essere affidabili’ – ha dichiarato Audrey Gaughran, direttrice del Programma Temi globali di Amnesty International.

Le nuove analisi eseguite da esperti indipendenti hanno rivelato che i cosiddetti rapporti ufficiali d’indagine sulle cause delle fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger possono essere ‘molto soggettivi, fuorvianti e addirittura falsi’.

Il rapporto mette in luce le debolezze del sistema di accertamento delle cause delle fuoriuscite e della loro quantità e alcuni rilevanti errori nei volumi di petrolio che sono registrati come fuoriusciti.

Le conseguenze per le comunità locali colpite sono devastanti e possono dar luogo a risarcimenti inferiori se non addirittura all’assenza di risarcimenti.

Le compagnie petrolifere non sono obbligate a convalidare le loro affermazioni attraverso prove complete e indipendenti. Quelle disponibili rimangono fermamente sotto il loro controllo.

‘La Shell cerca di attribuire le responsabilità ad altri basandosi su rapporti d’indagine che, in alcuni casi, non sono altro che dossier elusivi’ – ha affermato Styvn Obodoekwe, direttore dei Programmi del Cehrd.

Su richiesta di Amnesty International e del Cehrd, il gruppo statunitense di esperti indipendenti in materia di oleodotti petroliferi Accufacts ha esaminato una serie di rapporti d’indagine sulle fuoriuscite di petrolio così come le risposte fornite dalle compagnie che operano nel Delta del Niger e dall’organo regolatore statale che si occupa di fuoriuscite di petrolio.

Gli esperti hanno riscontrato casi in cui una fuoriuscita di petrolio pare essere stata erroneamente attribuita al sabotaggio. In molti altri casi, le fuoriuscite sono state attribuite al sabotaggio quando vi era poco o nulla per rafforzare questa tesi.

Complessivamente, Accufacts ha concluso che molti rapporti ufficiali d’indagine erano ‘tecnicamente incompleti’ e che altri sembravano ‘essere al servizio di un’altra agenda, diretta più dalla politica che dalla scienza forense degli oleodotti’.

Gli organi regolatori nigeriani, dotati di risorse insufficienti, hanno ben poco controllo o supervisione sulle procedure e dipendono dalle compagnie petrolifere per compiere le indagini.

In un caso di fuoriuscita, l’unico rappresentante di un organo regolatore era uno studente inviato sul posto per fare un’esperienza di lavoro.

‘Questo è un sistema che si presta ampiamente all’abuso, ed è ciò che accade. Non c’è nessuno che possa contestare le compagnie petrolifere e quasi alcuna possibilità per verificare in forma indipendente le loro affermazioni. È come se dicessero ‘Fidatevi di noi, siamo i giganti del petrolio!” – ha sottolineato Gaughran.

A partire dal 2011, la Shell ha introdotto alcuni miglioramenti nei suoi rapporti d’indagine, tra cui l’aggiunta di immagini delle fuoriuscite sul suo sito aziendale. Rimangono, tuttavia, gravi carenze e debolezze dietro alle prove usate per attribuire le fuoriuscite al sabotaggio.

Le informazioni contenute nei rapporti ufficiali d’indagine sulle fuoriuscite determinano se le compagnie sono tenute o meno a risarcire le comunità colpite. Nonostante le loro carenze, questi rapporti vengono usati come prove nelle cause.
Amnesty International e il Cehrd hanno verificato che la Shell ha cambiato la causa, registrata ufficialmente, di una fuoriuscita dopo che l’indagine aveva avuto luogo.

In un caso, un video registrato in segreto mostra come, durante un’indagine, funzionari della Shell e dell’organo regolatore cerchino di cambiare le prove persuadendo i membri della comunità partecipanti all’indagine a non attribuire la causa al malfunzionamento degli impianti.

Immagini di una fuoriuscita avvenuta a Bodo nel 2008, riesaminate da Accufacts, mostrano come la Shell abbia gravemente ridimensionato la quantità di petrolio fuoriuscito. Il rapporto ufficiale d’indagine si riferiva a soli 1640 barili ma sulla base di altre prove il totale sarebbe almeno 60 volte maggiore.

Ogni anno in Nigeria si verificano centinaia di fuoriuscite che provocano danni significativi all’ambiente, distruggendo i mezzi di sussistenza e ponendo a grave rischio la salute umana. Queste fuoriuscite sono causate dalla corrosione e dalla scarsa manutenzione delle infrastrutture, da sabotaggi e da furti di petrolio.

La Shell insiste nel dire ai suoi investitori, ai clienti e agli organi d’informazione che la maggior parte delle fuoriuscite è provocata da atti di sabotaggio e furti. Ma i fatti non sostengono quest’affermazione.

‘Invece di essere messa sul banco degli imputati quando si verifica una fuoriuscita di petrolio in Nigeria, la Shell si comporta come se fosse il giudice e la giuria. Ma sono le comunità a subire una condanna all’ergastolo, con le loro terre e i loro mezzi di sussistenza distrutti dall’inquinamento’ – ha commentato Gaughran.

‘La Shell e altre compagnie petrolifere chiamano in causa il sabotaggio e i furti nel Delta del Niger come se ciò le assolvesse dalle responsabilità. Il Delta del Niger è l’unico posto al mondo in cui le compagnie petrolifere ammettono sfacciatamente che dalle loro attività deriva un massiccio inquinamento ma sostengono che non sia loro la colpa’ – ha proseguito Gaughran. ‘In quasi qualunque altro posto, verrebbero chiamate a spiegare perché hanno fatto così poco per impedirlo’.

Le affermazioni della Shell su quanto petrolio fuoriesca a causa di atti di sabotaggio e furti sono sempre più contestate. Nel giugno 2013 un’agenzia olandese ha verificato che le dichiarazioni del gigante petrolifero si basavano su prove contrastanti e su indagini carenti.

‘Via via che le dichiarazioni della Shell su sabotaggio e furto vengono messe in discussione, la versione della compagnia petrolifera cambia: ora sentiamo più spesso attribuire l’inquinamento alla raffinazione illegale. Ancora una volta, la Shell sta nascondendo un problema reale dietro uno scudo di pubbliche relazioni. La raffinazione illegale è causa d’inquinamento ma la Shell non può sostenere che si verifichi in un caso o in un altro fino a quando non fornirà prove credibili al riguardo’ – ha detto Obodoekwe.

Il rapporto illustra anche gravi carenze nel modo in cui l’Agip, una sussidiaria della compagnia italiana Eni, agisce nei confronti delle fuoriuscite di petrolio nella regione. Sebbene l’Agip operi in una zona più piccola, negli ultimi anni ha avuto il doppio delle fuoriuscite della Shell, oltre 450 nel 2012. Anche l’Agip, come la Shell, attribuisce la vasta maggioranza delle fuoriuscite ai sabotaggi ma non fornisce alcuna prova a sostegno delle sue affermazioni; e anche l’Agip, come la Shell, chiama in causa atti di sabotaggio e furti nel Delta del Niger come se queste azioni l’assolvessero dalle responsabilità. Finora i mezzi d’informazione e gli azionisti della compagnia mostrano di accettare questa versione.

Il rapporto, infine, sottolinea che le compagnie dovrebbero essere responsabili dal punto di vista legale per la mancanza di azioni efficaci per proteggere le loro infrastrutture, anche rispetto al sabotaggio.

Amnesty International e il Cehrd chiedono alle compagnie petrolifere di rendere pubblici tutti i rapporti d’indagine nonché le foto e i video relativi. Le compagnie devono fornire prove verificabili sulle cause delle fuoriuscite e sui danni provocati nell’area interessata. Il governo nigeriano dovrebbe inoltre migliorare significativamente l’efficienza degli organi regolatori, tra l’altro aumentando gli stanziamenti per le loro attività.

FINE DEL COMUNICATO               Roma, 7 novembre 2013

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