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Hadi al-Mahdi, 44 anni, noto giornalista iracheno, è stato assassinato l’8 settembre nella sua abitazione nel quartiere di Karrada della capitale Baghdad. Un giorno dopo avrebbe dovuto prendere parte a una protesta a piazza Tahrir che aveva contribuito a promuovere attraverso i social media. Nelle settimane precedenti, aveva ricevuto ripetute minacce.
Alcune ore prima di essere ucciso, al-Mahdi aveva scritto sul suo profilo Facebook: ‘Sono tre giorni che vivo nel terrore. Ci sono persone che mi telefonano e mi dicono che ci saranno arresti di manifestanti. Altri dicono che il governo farà questo e quest’altro e poi c’è uno che con un nome falso mi scrive su Facebook per minacciarmi’.
Amnesty International ha sollecitato il governo iracheno a condannare l’assassinio di al-Mahdi, a svolgere un’indagine approfondita per assicurare mandanti ed esecutori alla giustizia e a garantire protezione, qualora la chiedano, agli altri giornalisti che subiscono minacce di morte.
Fino a due mesi prima del suo omicidio, al Mahdi aveva condotto un popolare programma su Radio Demozy in cui metteva alla berlina in modo irriverente i politici di ogni schieramento. Persone vicine al presidente Nuri al-Maliki avevano protestato contro il programma, che al-Mahdi era stato costretto a interrompere.
Il 25 febbraio di quest’anno al-Mahdi era stato arrestato, insieme a tre colleghi, dopo aver preso parte a una manifestazione in piazza Tahrir. I quattro giornalisti erano stati portati nel quartier generale dell’11ma divisione dell’esercito ed erano stati torturati, prima di essere rilasciati senza alcuna accusa.
Ad agosto il parlamento iracheno ha approvato una nuova legge sulla protezione legale dei giornalisti, che non prevede misure di protezione.