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Israele e Territori palestinesi occupati: Amnesty International presenta una nuova richiesta di annullamento per il divieto di viaggio nei confronti di Laith abu Zeyad
Amnesty International ha presentato oggi una nuova richiesta di annullamento per il divieto di viaggio imposto dalle autorità israeliane all’attivista palestinese Laith Abu Zeyad, residente nella Cisgiordania occupata e membro dello staff dell’associazione.
Amnesty International ha appreso il 1 febbraio 2021 che il tribunale distrettuale di Gerusalemme aveva rigettato la sua richiesta del novembre 2020, accogliendo le informazioni segrete presentate dall’organismo di Coordinamento delle attività governative nei territori (Cogat), unità del ministero della Difesa israeliano.
Le autorità israeliane vietano i viaggi all’estero a Laith Abu Zeyad dall’ottobre 2019 per non meglio precisate “ragioni di sicurezza”.
“Israele vieta da più di un anno a Laith Abu Zeyad di raggiungere il nostro ufficio a Gerusalemme est occupata e gli proibisce di viaggiare all’estero per lavoro o per motivi personali. Per via del divieto non ha neanche potuto visitare la madre in ospedale prima che lei morisse. Non è altro che un attacco mirato e mostra la spaventosa portata delle misure attuate da Israele per mettere a tacere i difensori e le organizzazioni dei diritti umani che criticano il trattamento riservato ai palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata”, ha dichiarato Saleh Higazi, vicedirettore regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e il l’Africa del Nord.
“Le affermazioni delle autorità israeliane secondo cui Laith Abu Zeyad costituisce una minaccia per la sicurezza sono completamente infondate e si basano su delle informazioni segrete in possesso dell’Agenzia di sicurezza israeliana che né Laith né il suo avvocato possono esaminare. Questa situazione dal sapore kafkiano, in palese violazione dei principi del giusto processo, non è stata minimamente messa in discussione dai tribunali israeliani. Un tale sopruso non può continuare e deve essere condannato con la massima fermezza dalla comunità internazionale”, ha proseguito Saleh Higazi.
“I continui tentativi di Israele di punire Laith Abu Zeyad per il suo lavoro sui diritti umani sono una palese violazione dei suoi diritti. Le autorità israeliane sono determinate a intralciare il nostro lavoro, ma si sbagliano se credono che dimenticheremo la questione. Continueremo a contestare questo assurdo divieto imposto al nostro collega e amico e a mettere in luce le violazioni dei diritti umani che avvengono nei Territori palestinesi occupati”, ha concluso Saleh Higazi.
Ulteriori informazioni
A settembre 2019, Laith Abu Zeyad ha fatto richiesta di un permesso umanitario presso il posto di blocco militare di al-Zaytouna / Hazatem, vicino Gerusalemme, per accompagnare sua madre a sottoporsi a delle cure mediche a Gerusalemme. Quello stesso giorno, la sua richiesta è stata respinta sulla base di “ragioni di sicurezza”, senza ulteriori spiegazioni.
A dicembre del 2019, a Laith Abu Zeyad è stato proibito di fare visita alla madre, malata di cancro, in un ospedale vicino Gerusalemme e non è riuscito a vederla prima che morisse.
A maggio 2020, un giudice del Tribunale distrettuale di Gerusalemme ha esaminato la richiesta di Amnesty International di eliminare il divieto di viaggio illegittimo nei confronti di Laith Abu Zeyad, ma ha accolto la posizione infondata dell’Agenzia di sicurezza israeliana secondo cui egli rappresenta un pericolo per la sicurezza, di fatto approvando automaticamente il divieto. A Laith Abu Zeyad è stato negato un permesso speciale per partecipare all’udienza ma è stato rappresentato dall’avvocato Tamir Blank. Le informazioni che lo riguardano presentate dalle autorità al tribunale sono state tenute segrete e non è stato possibile contestarle. Al suo avvocato e agli osservatori di Amnesty International è stato chiesto di lasciare l’aula quando le autorità hanno presentato al giudice le informazioni secretate.
A giugno del 2018, Laith Abu Zeyad, insieme ad altri, era stato arrestato in maniera arbitraria e torturato dalle forze di sicurezza palestinesi, durante la repressione di una dimostrazione organizzata dagli attivisti palestinesi a Ramallah.