Nuovo naufragio nel Mediterraneo: occorre un programma di ricerca e soccorso dell’Unione europea

5 Dicembre 2014

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All’indomani della nuova tragedia al largo delle coste libiche, in cui hanno perso la vita 16 persone, Amnesty International ha sollecitato gli stati membri dell’Unione europea a raddoppiare gli sforzi per proteggere i migranti e i rifugiati che cercano di raggiungere i loro territori via mare.

‘Queste ulteriori morti in mare mostrano ancora una volta quanto sia fondamentale che l’Unione europea mantenga una adeguata capacità di ricerca e soccorso lungo le rotte intraprese da coloro che fuggono dai conflitti e dalla persecuzione. Il ridimensionamento dell’operazione italiana ‘Mare nostrum’ in assenza di un’efficace programma dell’Unione europea pone la vita di centinaia di migliaia di persone a rischio’ – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

Secondo la Marina italiana, che ha raggiunto l’imbarcazione 105 miglia a sud di Lampedusa e 40 a nord di Tripoli, le 16 persone sono morte a causa di ipotermia e disidratazione; 76 sono state tratte in salvo, due delle quali in condizioni critiche: una di esse è successivamente morta.

Dopo l’annuncio, il 31 ottobre, della fine dell’operazione ‘Mare nostrum’, l’Italia ha ridimensionato le sue attività. L’alternativa europea, l’operazione Triton, prefigura mere attività di controllo, con meno risorse e una zona meno ampia da pattugliare rispetto al precedente italiano.’Se l’Unione europea vuole davvero evitare che il Mediterraneo diventi un cimitero, deve organizzare operazioni di ricerca e soccorso su tutte le rotte che migranti e rifugiati disperati continueranno a intraprendere’ – ha aggiunto Dalhuisen.

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