HADALAT, JORDAN- MAY 4: Syrian refugees who have arrived at the Jordan desert militari crossing point of Hadalat at the border with Syria and closed to the tri-border with Iraq, are allowed to cross to Jordan after a long walking through the desert of Syria coming from cities of Raqaa and Deir Al-Zor and Hama, on May 4, 2016. Around 300 hundred refugees crossed to Jordan at Hadalat on Wednesday while 5490 refugees crossed in the last four days coming from the burning Aleppo. (Photo by Jordan Pix/ Getty Images)
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Amnesty International ha chiesto la fine immediata dell’assedio che il governo siriano ha imposto oltre due mesi fa intorno a Daraa al-Balad, una città a sud di Daraa nelle mani dell’opposizione. L’obiettivo dell’assedio è di riprendere interamente il controllo della provincia di Daraa.
Dopo lo sfollamento di 38.600 persone, per lo più donne e bambini, nell’unica occasione in cui il governo ha aperto il posto di blocco di Saraya, da Damaa al-Balad possono uscire solo le donne e i bambini di età inferiore a 15 anni, a piedi e a condizione che lascino le loro carte d’identità ai posti di blocco.
Gli sfollati hanno trovato posto presso amici e parenti e in sei rifugi collettivi allestiti in scuole e moschee.
Le almeno 20.000 persone rimaste sopravvivono con poco cibo e pressoché prive di cure mediche e hanno disperato bisogno di aiuti umanitari, il cui ingresso è impedito dalle autorità di Damasco che consentono la distribuzione degli aiuti solo agli sfollati che hanno lasciato la città.
A Daraa al-Balad l’unica struttura sanitaria aperta è stata bombardata il 26 luglio dal governo. Le poche forniture di cibo arrivano attraverso le rotte del contrabbando e sono vendute a prezzi esorbitanti che pochi possono permettersi. Le scorte si esauriranno entro due settimane. Oltre alle medicine, manca anche l’elettricità. Le persone in condizioni critiche di salute, che prima dell’assedio venivano trasferite nelle strutture mediche nelle zone controllate dal governo, come l’ospedale di Daraa al-Mhatta, ora devono attendere l’autorizzazione delle autorità che arriva raramente.
“La popolazione civile paga le conseguenze di una battaglia cui non ha scelto di partecipare. Il governo siriano deve immediatamente porre fine all’assedio, consentire l’accesso privo di ostacoli agli aiuti umanitari e permettere l’evacuazione dei malati e dei feriti”, ha dichiarato Diana Semaan, ricercatrice di Amnesty International sulla Siria.
“I negozi sono quasi vuoti. Cucino pasta, lenticchie, riso, quello che mi è rimasto in casa. Una vicina possiede una mucca e ci dà un po’ di latte, che usiamo per preparare lo yoghurt. Già prima dell’assedio l’elettricità mancava per lunghi periodi, ora è persino peggio. Un cugino da parte di padre è morto d’infarto, non aveva voluto recarsi a un ospedale fuori città per paura di essere arrestato, anche se era anziano”, ha raccontato un’abitante di Daraa al-Balad ad Amnesty International.
“Ancora una volta il governo siriano ricorre alla tattica “o la resa o la fame”, che a un assedio illegale aggiunge bombardamenti indiscriminati contro zone densamente affollate di civili, per costringere l’opposizione armata ad arrendersi e a evacuare la zona. La conseguenza è che le persone assediate vengono private dei beni più necessari”, ha concluso Semaan.