Occorre indagare sul ruolo dell’ex presidente Bush nelle torture

11 Novembre 2010

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Dopo la pubblicazione di un libro di memorie e un’intervista alla NBC News, nelle quali ha confermato il suo personale coinvolgimento nelle autorizzazioni all’uso del ‘waterboarding’ (semiannegamento) e di altre tecniche d’interrogatorio nei confronti dei ‘detenuti di alto profilo’, Amnesty International ha sollecitato l’apertura di un’inchiesta penale sul ruolo dell’ex presidente Usa George W. Bush e di altri funzionari statunitensi nell’uso delle ‘tecniche d’interrogatorio rinforzate’ durante le detenzioni segrete.

Secondo il diritto internazionale, il fatto che l’ex presidente Bush abbia dichiarato di aver autorizzato atti che costituiscono tortura, obbliga gli Usa ad aprire un’inchiesta e se le sue dichiarazioni dovessero rivelarsi  fondate, a incriminarlo.

Nel suo libro di memorie, l’ex presidente Bush cita espressamente due persone sottoposte al programma di detenzioni segrete: Abu Zubaydah e Khalid Sheikh Mohammed, sottoposti al ‘waterboarding’ rispettivamente 80 e183 volte, secondo fonti della Cia.

Tra le altre tecniche d’interrogatorio usate contro i detenuti nelle carceri segrete e che violano il divieto internazionale di torture e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti, figurano l’obbligo di rimanere nudi per lunghi periodi di tempo, le minacce, l’esposizione a temperature gelide, la costrizione a restare in posizioni dolorose, le aggressioni fisiche, l’uso prolungato delle manette e la privazione del sonno.

Contemporaneamente alle dichiarazioni dell’ex presidente Bush, il dipartimento della Giustizia ha annunciato che non vi saranno incriminazioni penali per la distruzione, avvenuta nel 2005 da parte della Cia, di oltre 100 videoregistrazioni relative agli interrogatori dello stesso Abu Zubaydah e di ‘Abd al-Nashiri, un altro detenuto sottoposto al ‘waterboarding’ nel 2002. La distruzione di queste registrazioni potrebbe aver occultato crimini commessi da funzionari governativi statunitensi.