Tempo di lettura stimato: 4'
Il 14 settembre i bulldozer dell’esercito d’Israele hanno demolito tre abitazioni e le cisterne d’acqua nel villaggio di ‘Aqaba, in Cisgiordania, lasciando senza casa 12 bambini e 10 adulti.
Dall’inizio dell’anno, secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, i palestinesi della Cisgiordania rimasti senza tetto a causa delle demolizioni israeliane sono stati oltre 750, cinque volte tanto il dato del 2010.
I bulldozer hanno distrutto le abitazioni di Khaled Sbeih, Basem Sbeih e Abdel Nasser Sbeih. Le tre famiglie sono riuscite a malapena a portare con loro alcuni beni personali. I vicini, le cui case a loro volta sono a rischio di demolizione, hanno aiutato gli sgomberati donando loro delle tende. Nel villaggio si sta cercando di ricostruire le abitazioni prima dell’arrivo della stagione fredda.
‘Non c’è stato preavviso. Avevamo ricevuto una lettera in cui era scritto che non avevamo il permesso di edificare, ma non indicava una data della demolizione o altro del genere‘ – ha raccontato Khaled Sbeih ad Amnesty International. ‘Come tutte le mattine, ci siamo alzati e i bambini sono andati a scuola. Quando sono tornati, le case non c’erano più. Non sapevo come spiegarglielo‘.
L’esercito israeliano ha anche demolito oltre due chilometri di strada nella zona del villaggio.
‘Il ripetersi di demolizioni che sgomberano con la forza palestinesi da terre dove vivevano da generazioni è immotivato e oltraggioso‘ – ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord. ‘Il marcato incremento delle demolizioni in Cisgiordania nel 2011 dice che non si tratta di qualche errore amministrativo ma di una politica consapevole del governo israeliano che ha l’obiettivo di rimuovere i palestinesi dalla zona‘.
Un campo d’addestramento militare israeliano si trova nei pressi di ‘Aqaba. Questo villaggio è stato anche la sede per esercitare i soldati alle irruzioni. Negli ultimi anni, ordigni inesplosi deposti sulle colline circostanti hanno causato la morte di numerosi palestinesi e il ferimento di molti altri, bambini compresi.
‘Le autorità israeliane sembrano intenzionate a sgomberare la zona per espandere i loro centri di addestramento militare. Devono sospendere questi sgomberi immotivati e crudeli e trasferite alle comunità palestinesi tutti i piani relativi all’edilizia nella Cisgiordania‘ – ha aggiunto Luther.
La scorsa settimana l’esercito israeliano ha demolito tre insediamenti ad Umm al-Khair, sulle colline a sud di Hebron, un’altra zona a rischio di sgomberi. Il pretesto era che le abitazioni erano state costruite senza il permesso dei militari: permessi, peraltro, impossibili da ottenere. L’organizzazione non governativa israeliana Bimkom ha calcolato nel 2008 che solo 13 permessi di edificazione all’anno venivano concessi ai palestinesi della Cisgiordania.
Le comunità palestinesi a rischio di demolizione si trovano prevalentemente nella cosiddetta ‘area C’, che comprende oltre il 60 per cento della Cisgiordania, su cui Israele mantiene il controllo per quanto riguarda questioni civili e di sicurezza. L’area C è inoltre al centro degli insediamenti israeliani, che continuano a espandersi a spese delle terre palestinesi.
Ai sensi delle Convenzioni di Ginevra, Israele ha il dovere di proteggere i civili palestinesi nei territori occupati e l’obbligo di rispettare il loro diritto a uno standard di vita decente.
La politica israeliana di insediare la propria popolazione civile in territori occupati viola le Convenzioni di Ginevra ed è considerata un crimine di guerra, secondo lo Statuto della Corte penale internazionale.