Oltre un milione e trecentomila profughi dalla Siria hanno disperato bisogno di maggiore aiuto internazionale

24 Aprile 2013

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È di vitale importanza che la comunità internazionale si impegni di più per aiutare i rifugiati che, sempre più numerosi, varcano le frontiere per fuggire dalle violenze in Siria. Lo ha dichiarato Amnesty International in un briefing pubblicato il 25 aprile.

Nel tentativo di fuggire dal bagno di sangue che si sta consumando nel loro paese, queste persone si sono rifugiate in Giordania, Libano, Turchia e Iraq. Ma vivono spesso in condizioni estremamente difficili.

È necessario che la comunità internazionale e i paesi confinanti si assumano la responsabilità di proteggere e assistere i profughi provenienti dalla Siria‘ – ha dichiarato Charlotte Phillips, ricercatrice sui rifugiati di Amnesty International.

Tutti questi paesi affermano che accogliere rifugiati per un periodo così lungo stia mettendo a dura prova le loro risorse in un contesto in cui sempre più siriani e persone di altra nazionalità fuggono dal conflitto in Siria e cercano una relativa sicurezza nei paesi vicini, in particolare nei campi profughi.

Di fronte a un crisi che cresce,  la comunità internazionale deve agire immediatamente per fornire l’assistenza finanziaria e tecnica necessaria a sostenere gli sforzi dei paesi confinanti con la Siria‘ –  ha sostenuto Phillips.

A febbraio, Amnesty International ha visitato tre province turche confinanti con la Siria e ha intervistato rifugiati, autorità turche e diverse organizzazioni nazionali e internazionali.

La Turchia fornisce assistenza a quasi 200.000 rifugiati dei campi gestiti dal governo; ma deve prendere misure per assicurare che i rifugiati che vivono al di fuori dei campi abbiano accesso ai servizi essenziali‘ – ha aggiunto Phillips.

Nonostante la Turchia abbia dichiarato di applicare la ‘politica della porta aperta’, molti rifugiati sono stati fermati mentre tentavano di entrare nel paese, e molte persone sono rimaste bloccate in Siria in condizioni terribili. Sono emerse testimonianze credibili di altri rifugiati costretti a tornare in Siria.

I paesi confinanti devono tenere aperte le frontiere a tutti i rifugiati in fuga dalla Siria, senza discriminazioni. In nessun caso le persone possono essere rimpatriate forzatamente in Siria, dove continuano ad aver luogo violenze, spargimenti di sangue e violazioni dei diritti umani su larga scala ‘ –  ha concluso Phillips.

Amnesty International ha rivolto una serie di raccomandazioni alla comunità internazionale, alla Turchia e agli altri paesi limitrofi.

Informazioni aggiuntive

Turchia – Secondo l’Unhcr, il 17 aprile la Turchia ospitava circa 291.996 persone dalla Siria – quasi un terzo in più rispetto all’inizio dell’anno.
Tuttavia, le autorità turche stimano i rifugiati siriani ammontino a circa 400.000, di cui circa 190.000 alloggiati nei 17 campi profughi gestiti dal governo in otto province.

Giordania – Secondo l’Unhcr, il 21 aprile c’erano 437.205 rifugiati siriani registrati o in attesa di essere registrati.
Amnesty International ha espresso preoccupazione per le informazioni sul rimpatrio di alcune persone che avevano cercato rifugio in Giordania e perché ad altre è stato rifiutato l’ingresso nel paese. Sono state segnalate violente proteste da parte di rifugiati che manifestano contro le difficili condizioni di vita nei campi.

Libano – Il 18 aprile, 428.649 siriani sono stati registrati o erano in attesa di essere registrati come rifugiati in Libano.
Il 20 aprile un ministro libanese ha dichiarato che il paese aveva ‘superato la capacità di assorbirli’. I profughi palestinesi in fuga dalla Siria si trovano a dover fronteggiare una misura discriminatoria perché devono pagare 17 dollari per un visto d’ingresso.

Iraq – Secondo l’Unhcr, a partire dal 20 aprile sono stati registrati 133.840 profughi, la maggioranza dei quali viene ospitato nella regione curda. Il campo profughi di Domiz, nella provincia curda di Dohuk – risulta ‘gravemente congestionato’: alcune tende infatti sono condivise da 15 profughi o anche più.