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All’1 di notte del 4 ottobre 2023, sette agenti di polizia hanno fatto irruzione nel bed and breakfast dove era alloggiato l’attivista per i diritti del popolo saharawi Mohamed Dihani, attualmente inserito nel programma di Fellowship per difensori dei diritti umani di Amnesty International Italia.
Dihani si trovava a Piacenza su invito di Amnesty International Emilia-Romagna per partecipare a un ciclo di incontri di sensibilizzazione sui diritti umani.
L’operazione, scattata nel cuore della notte, è stata attivata sulla base della segnalazione di Dihani all’interno della Banca Dati SIS II che raccoglie dati inerenti alla tutela della sicurezza pubblica.
Dihani sta affrontando un doppio percorso giudiziario. Da un lato egli ha chiesto all’Autorità giudiziaria il riconoscimento del proprio diritto di accesso e di cancellazione dei dati personali contenuti nella Banca Dati SIS II – richiesta che gli era stata negata dal Ministero dell’interno – ; dall’altro, Dihani ha impugnato il provvedimento di rigetto della richiesta di protezione internazionale deliberato, con voto contrario dell’esperto in materia di protezione internazionale e di tutela dei diritti umani, dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma nel maggio del 2023.
“Siamo sconcertati da quanto accaduto a Mohamed Dihani, difensore dei diritti umani del popolo saharawi, vittima di gravi persecuzioni e torture nel proprio paese di origine, denunciate da diverse organizzazioni internazionali, tra cui appunto Amnesty International, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate” ha commentato Ilaria Masinara, direttrice dell’ufficio Campagne per Amnesty International Italia.
“La segnalazione nella Banca dati SIS II, a cui non è dato il diritto di accesso, pesa sulla decisione relativa alla domanda di asilo, con il diniego nonostante la conferma degli atti di persecuzione, torture e trattamenti inumani e degradanti subiti in ragione dell’appartenenza all’etnia saharawi e all’attivismo quale difensore dei diritti umani da parte delle autorità marocchine, e ha un impatto enorme anche su altri diritti, come la libertà di movimento”, ha aggiunto Masinara.
“Dal 22 luglio 2022, giorno in cui sono atterrato all’aeroporto di Fiumicino scappando dall’orrore in cui mi trovavo grazie al supporto e alla protezione di Amnesty International e alle due sentenze del tribunale di Roma, per la prima volta non sento più quella sicurezza che pensavo di avere in Italia. L’incursione di sette agenti della polizia nel cuore della notte mi ha spaventato e mi ha ricordato gli abusi subiti nel Sahara occidentale occupato. Quella notte ho pensato che sarei tornato in cella e ancora lo penso. È una sensazione devastante e spero vivamente che queste violazioni finiscano, voglio vivere normalmente senza la paura mi segue ovunque io vado” ha commentato Mohamed Dihani.