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Diverse organizzazioni della società civile israeliana* hanno fatto appello ai rappresentanti della Knesset, sia personalmente che pubblicamente, per istituire una commissione d’inchiesta statale che esamini in modo indipendente il pogrom avvenuto nel villaggio di Huwara, a sud di Nablus, il 26 febbraio 2023.
Le commissioni d’inchiesta statali sono normalmente costituite dal governo israeliano, ma anche il Comitato statale di controllo della Knesset è autorizzato a farlo.
Nella lettera resa pubblica, le organizzazioni hanno osservato che “è necessario un esame sulla condotta dei militari, dello Shin Bet e di altre forze che hanno reso possibile il pogrom assistendo attivamente gli aggressori, impedendo l’assistenza ai residenti e/o la mancata adozione di misure preventive, cui si aggiungono l’incitamento e l’istigazione da parte di funzionari governativi”.
“Lo scopo di istituire una commissione d’inchiesta statale è di condurre un processo trasparente e un’indagine completa da parte di un organismo indipendente ed esterno all’esercito sul pogrom di Huwara, che esamini anche i fallimenti che lo hanno reso possibile e la cooperazione dei soldati con i coloni”.
La petizione sottolinea che, secondo il diritto internazionale e nazionale, lo stato di Israele ha la completa responsabilità, in quanto potenza occupante di un territorio e della popolazione protetta che vi risiede ed è quindi responsabile degli eventi che vi si verificano: “È necessario inoltre indagare sui casi in cui il lavoro dei mezzi dei vigili del fuoco e delle ambulanze palestinesi è stato bloccato o ostacolato, in violazione della Convenzione di Ginevra”.
“Inoltre, chiediamo che i parlamentari promuovano atti legislativi o facciano pressione sul governo affinché prenda una decisione in merito al risarcimento delle vittime del pogrom in un modo che rifletta i danni economici e mentali arrecati in conformità con la Convenzione di Ginevra: se Israele non avvierà un’indagine indipendente, dovrà esservi un’indagine internazionale sull’accaduto, definito anche da alti funzionari militari come pogrom e punizione collettiva”.
Molly Malekar, direttrice generale di Amnesty International Israele, ha sollecitato l’opinione pubblica ad aderire all’appello ai parlamentari: “Mentre eravamo tutti scioccati dall’ammissione del capo del Comando centrale dell’esercito, che ha fatto riferimento alle violenze in Hawara come a un pogrom, non ci siamo accorti che stava attestando, quasi come un dato di fatto, il fenomeno della violenza contro i palestinesi a seguito di attacchi terroristici contro gli israeliani. Ciò che non ha detto è che la violenza dei coloni è all’ordine del giorno: sradicamento di alberi, distruzione di raccolti, pastori cacciati dai pascoli pubblici. Non si può dire che il pogrom sia nato dal nulla. L’esercito israeliano normalizza la violenza quotidiana chiudendo un occhio, appoggiando apertamente i coloni e dando risposte di routine alle denunce fatte dalle organizzazioni per i diritti umani, ovvero che le procedure da seguire saranno “ribadite” ai soldati sul campo.”
*Accademia per l’uguaglianza, Amnesty International Israele, Movimento civile democratico, Iniziativa per la sicurezza e i diritti umani, Ir Amim, Una terra per tutti, Machsom Watch, Mehazkim, Mistaklim, Altra voce, PsychoActive, Rabbini per i diritti umani e Da donna a donna – Haifa Women’s Coalition.