Osman Kavala, la Turchia nuovamente condannata dal Consiglio d’Europa

11 Luglio 2022

Tempo di lettura stimato: 3'

L’11 luglio la Corte europea dei diritti umani ha condannato la Turchia per non aver dato seguito alla richiesta del 2019, da parte della stessa Corte, di scarcerare immediatamente il prigioniero di coscienza Osman Kavala.

“La Corte”, si legge nella nuova sentenza, “è giunta alla conclusione che le misure attuate dalla Turchia non le hanno permesso di stabilire che lo stato parte abbia agito ‘in buona fede’ e in un modo compatibile con ‘le conclusioni e il senso’ del giudizio su Kavala [espresso dalla stessa Corte]”.

“La sentenza della Corte getta vergogna sulle autorità turche, che da quasi tre anni rifiutano di attuare la sentenza emessa dalla stessa Corte nel 2019 e di scarcerare Osman Kavala. La sentenza odierna dice ancora una volta che un governo non ha rispettato un obbligo legalmente vincolante. Il comportamento della Turchia aggrava le già enormi sofferenze patite da Kavala e dai suoi familiari”, ha dichiarato Julia Hall, vicedirettrice per le ricerche sull’Europa di Amnesty International.

“Se la Turchia insisterà nel suo ostinato rifiuto di scarcerare Kavala, pregiudicherà ulteriormente la sua reputazione, essendo tra gli stati fondatori del Consiglio d’Europa. Questo organismo e i suoi stati membri, così come l’Unione europea, devono premere sulle autorità turche affinché Kavala e tutte le altre persone imprigionate in circostanze simili alle sue siano scarcerati”, ha concluso Hall.

Ulteriori informazioni

Nel 2019 la Corte europea dei diritti umani aveva stabilito che il diritto alla libertà di Osman Kavala era stato violato a causa dell’intento del governo turco di ridurre al silenzio il prigioniero di coscienza. Da allora, non solo la Turchia ha rifiutato di scarcerarlo ma ha aggiunto a suo carico nuove farsesche accuse.

Nel febbraio 2022 il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, incaricato di verificare l’applicazione delle sentenze della Corte, ha avviato la procedura d’infrazione nei confronti della Turchia per la sua mancata attuazione della sentenza del 2019, ai sensi dell’articolo 46, paragrafo 4, della Convenzione europea sui diritti umani.

C’è un solo caso precedente di apertura di una procedura d’infrazione per la mancata attuazione di una sentenza della Corte, quello relativo al caso Ilgar Mammadov v. Azerbaigian.