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Amnesty International ha chiesto alle autorità pakistane di porre fine all’ondata di omicidi mirati in corso in tutto il paese e in particolare a Karachi, sottoporre a processo i responsabili e assicurare giustizia alle vittime.
Secondo la Commissione per i diritti umani del Pakistan, nei primi sei mesi dell’anno ci sono stati oltre 1100 omicidi nella sola Karachi, 490 dei quali per ragioni settarie, etniche o politiche. A questo dato vanno aggiunti i 42 morti della prima settimana di luglio.
‘L’allarmante crescita degli omicidi mirati e il clima generale di insicurezza instauratosi negli ultimi due anni in Pakistan sono la testimonianza della grave assenza di uno stato di diritto nel paese’ – ha dichiarato Sam Zarifi, direttore per l’Asia e il Pacifico di Amnesty International. ‘Anche quando, sui casi di più elevato profilo, sono state avviate indagini, queste si sono rivelate inadeguate e non hanno saputo dare una soluzione al problema della dominante impunità’.
A essere chiamati in causa sono le forze di sicurezza, le formazioni politiche e i gruppi armati.
Tra le vittime con un profilo pubblico, Amnesty International ricorda il ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti e il governatore dello stato del Punjab, Salman Taseer, entrambi assassinati a causa della loro opposizione alla controversa legge sulla blasfemia, e anche il giornalista Saleem Shahzad, che aveva denunciato di essere stato minacciato dai servizi segreti a causa delle sue inchieste sulle infiltrazioni di al-Qa’eda nelle forze armate dl paese.